La coalizione al governo serra le file e passa al contrattacco, dopo una settimana difficile per il delicato tema dell’aborto, cruciale per l’elettorato femminile, ancora di più se a palazzo Chigi siede, per la prima volta, una donna.
Giorgia Meloni vola a Potenza per sostenere Vito Bardi, candidato alle regionali in Basilicata. È lei ad aprire il comizio: parte in quarta incensando i risultati del suo esecutivo.
«Sono certificati da diversi indicatori», sostiene la premier, «che non sono del governo ma di soggetti terzi, che dicono che l’Italia oggi, pur in una situazione che attorno a noi è esplosiva, sta facendo meglio di molti Paesi europei. Oggi non è più fanalino di coda». Ma passa in fretta all’argomento più urgente: le donne.
«Abbiamo aiutato le famiglie e le madri, specie quelle lavoratrici. È così che si costruisce la vera parità, non me ne frega che mi chiamino “presidenta”, la vera parità è non costringere la donna a rinunciare a qualcosa, a un lavoro per avere un figlio, le due cose devono stare insieme.
«Hanno detto che volevamo abolire la par condicio, mettere i giornalisti in galera, che volevamo abolire la 194, tutte falsità. La cosa dei giornalisti in carcere è bellissima: ho letto “la Meloni vuol mandare i giornalisti in carcere”. In pratica c’è una proposta per togliere il carcere ai giornalisti a firma di un parlamentare di FdI, stiamo togliendo il carcere ai giornalisti.
«E siccome un senatore di FdI ha presentato un emendamento per dire “manteniamolo per i casi gravi”, allora noi siamo per mandare in carcere i giornalisti. Sono falsità spudorate. Ma non funziona perché i cittadini sono più informati di quanto sembra».
«È il momento dell’arringa ai fedelissimi: «Noi stiamo condividendo un’esperienza difficile e entusiasmante. Il centrodestra non sta insieme per interesse, ma da trent’anni sta insieme per scelta, perché abbiamo una visione da costruire e dare a questa nazione. Non credete alle fake news sul fatto che litighiamo, vogliono mettere zizzania per rallentare l’attività del governo».
Tasse, donazioni e rilancio del Sud
«Le tasse non sono una cosa bellissima», continua Meloni. «Le libere donazioni sono bellissime. Le tasse sono necessarie a erogare servizi, ma vuol dire che devi usarli bene quei soldi, altrimenti la gente non capirà che è giusto pagare le tasse.
«Penso che ci siano due modi per combattere il divario del Mezzogiorno: il metodo del reddito di cittadinanza e quello del reddito delle infrastrutture. Quello del reddito di cittadinanza dice alle persone io posso solo mantenerti nella tua condizione di marginalità e non è la mia scelta, invece bisogna mettere il Mezzogiorno nelle condizioni di combattere ad armi pari: io credo in un sud che chiede di poter dimostrare il suo valore».
Prende la parola Tajani
Antonio Tajani, vicepremier e leader di Forza Italia, sale sul palco per sottolineare la compattezza delle forze al governo. «Siamo uniti; siamo partiti diversi, ognuno con la propria identità ma con un comune denominatore, siamo alleati perché abbiamo una visione alternativa a quella della sinistra, a parte che bisogna vedere quale è la loro: raccontano che noi litighiamo, ma sono loro».
Salvini: casa, dolce casa
È il turno di Matteo Salvini: «Questo governo, si mettano l’anima in pace Conte e Schlein, andrà avanti per i prossimi 5 anni e poi sarete voi a decidere se abbiamo fatto bene. Mentre a Bruxelles qualcuno la casa la tassa, noi stiamo lavorando, e mi impegno a portarla al più presto in Parlamento, per una sanatoria delle piccole irregolarità interne: vogliamo liberalizzare, sanare, restituire agli italiani le loro case i loro negozi».
Chiusura in bellezza con il Milan
«Sono pronto a perdere il derby di lunedì», scherza Salvini, «in cambio di un grande risultato del centrodestra e della Lega in Basilicata».
E se il Milan vincesse e Vito Bardi perdesse?