Se Vittorio Sgarbi non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. A Dillinger siamo certi che Maurizio Costanzo sottoscriverebbe. Una personalità come la sua è indispensabile per movimentare una democrazia e stravolgere gli schemi costituiti.
Come ha appena fatto intervenendo sulla Biennale di Venezia.
«Farò a breve un esposto alla Corte dei Conti per il finanziamento pubblico accordato al Padiglione Italia», si inferocisce il critico d’arte.
«È un orrore contro l’umanità. Avere persone in coda per vedere tubi “Innocenti” che suonano mi sembra una presa in giro. È un intervento di balordi che agiscono contro l’arte contemporanea».
Due qui/To Hear è il titolo del Padiglione: si gioca sull’assonanza tra “Two Here” (due qui) e “To Hear” (sentire), con una traduzione volutamente sbagliata, che vuole indurre a riflettere sulla “natura relazionale del suono”.
“Ci si incontra per ascoltarsi e per ascoltare l’altro”: ecco perché “prestare ascolto” può rivelarsi uno strumento per diventare migliori, in linea con l’idea di Massimo Bartolini, l’autore, che interpreta l’arte come un percorso di conoscenza e da decenni indaga il rapporto tra relazione e suono.
Andiamo tutti alla Biennale per capire se ha ragione Sgarbi o Bartolini.