Stando ai dati pubblicati dal Sole 24ore, il debito pubblico italiano nel 2024 si attesta al 137,8% del Pil. Nel 1994 era quantificato al 130%. Nel 1964, al 33%.
Sessant’anni fa, se fosse già esistita l’Ue, saremmo stati liberi da vincoli di riduzione. Oggi siamo molto oltre il limite stabilito dall’Europa.
Il vincolo dell’1% annuo
Come apprendiamo dall’Agi, “il nuovo Patto di stabilità e crescita, approvato oggi dal Parlamento europeo, prevede per i Paesi con un debito superiore al 90% del Pil l’obbligo di ridurlo di un punto percentuale ogni anno; i Paesi con un debito tra il 60% e il 90% dovranno diminuirlo dello 0,5%.
Gli Stati membri dovranno lasciare inoltre un cuscinetto fiscale pari all’1,5% del Pil al di sotto della soglia obbligatoria del 3%; per costituire questa riserva, l’aggiustamento annuale dovrebbe essere pari allo 0,4% del Pil (in caso di piani di rientro da quattro anni), che potrebbe essere ridotto allo 0,25% del Pil (nei piani di rientro da 7 anni).
Le nuove disposizioni sono meno restrittive dell’attuale requisito secondo cui ogni Paese dovrebbe ridurre il debito ogni anno di un ventesimo (5%) dell’eccesso superiore al 60%. Ai governi sarà consentito deviare dal percorso di spesa netta dello 0,3% del Pil su base annua e dello 0,6% del Pil cumulativamente durante il periodo di monitoraggio.
I Paesi saranno in grado di estendere il periodo di aggiustamento da quattro a sette anni utilizzando gli investimenti e le riforme inclusi nei loro Pnrr.
Per gli Stati che violano le regole sul deficit e che devono compiere uno sforzo fiscale annuo di mezzo punto di Pil, l’aumento dei pagamenti di interessi sarà escluso dal calcolo nel periodo 2025-27. Rimangono ovviamente le soglie del 3% del Pil per il deficit e del 60% del Pil per il debito.
Tutti i paesi forniranno piani a medio termine entro il 30 settembre, che delineeranno i loro obiettivi di spesa e le modalità con cui verranno intrapresi gli investimenti e le riforme. Gli Stati membri con livelli elevati di deficit o debito riceveranno indicazioni pre-piano sugli obiettivi di spesa. Le spese per la difesa saranno considerate un “fattore rilevante” nel calco dei piani di rientro dal deficit.