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L’Ue condanna la maternità surrogata

La maternità surrogata è una forma di procreazione assistita in cui una donna si fa carico della gestazione per conto di una o più persone, che si assumeranno la responsabilità genitoriale nei confronti del neonato. In Italia è illegale, mentre è consentita in Paesi come il Regno Unito e la Danimarca.

La maternità surrogata è una forma di procreazione assistita in cui una donna si fa carico della gestazione per conto di una o più persone, che si assumeranno la responsabilità genitoriale nei confronti del neonato.

In Italia è illegale, mentre è consentita in Paesi come il Regno Unito e la Danimarca. Il dibattito si è spesso concentrato sulle motivazioni di una madre a partorire per conto terzi: se si tratta di una scelta altruistica, quindi gratuita, volta a dare la gioia di un figlio a chi magari non può averne, riscontra pareri spesso favorevoli.

Come nel Regno Unito, dove è legale solo in questa forma. Se invece è mossa da ragioni commerciali, è ampiamente condannata.

Adesso è l’Europarlamento a dettare le regole, con una direttiva contro il traffico di esseri umani e la protezione delle vittime approvata con 563 voti a favore, 7 contrari e 17 astensioni. Presto in Europa i matrimoni forzati, le adozioni illegali e lo sfruttamento della maternità surrogata diventano eurocrimini.

La direttiva dovrà ora essere adottata formalmente dal Consiglio Ue ed entrerà in vigore 20 giorni dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione.

L’Ue è risoluta nel rafforzare il coordinamento tra le autorità antitratta e quelle competenti in materia di asilo; e ntrodurre sanzioni per le imprese condannate per tratta, escludendole dalle procedure di appalto e dall’ottenimento di aiuti pubblici o sovvenzioni.

«Dodici anni dopo l’adozione della direttiva», spiega la co-relatrice spagnola del gruppo della sinistra Eugenia Rodríguez Palop, «si è resa necessaria una revisione, poiché la tratta sta diventando sempre più sofisticata e le risorse a nostra disposizione sono rudimentali.

«Dobbiamo essere in grado di trovare le vittime in anticipo, proteggerle e sostenerle: dunque, abbiamo coraggiosamente migliorato la proposta. La tratta è tortura; l’autore del reato deve pagare per ciò che ha fatto e la vittima deve ricevere un risarcimento per ciò che ha sofferto».

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