La Cina sempre avanti a tutti
L’istituto cinese che lavora a soluzioni di intelligenza artificiale Bigai (Beijing Institute for General Artificial Intelligence) ha sviluppato una AI mai vista prima: si chiama TongTong, e si dedica espressamente a famiglie che non possono avere figli veri. Una creazione progettata per apparire e comportarsi come una bimba di 3 o 4 anni. TongTong sfrutta l’intelligenza artificiale per un’interazione naturale e realistica a mezzo display, sfruttando due sistemi cognitivi per adattarsi alle condizioni ambientali e agli stati d’animo delle persone che ha intorno e può crescere e imparare col tempo, almeno secondo quanto promesso.
Ma fino a dove può spingersi l’intelligenza artificiale?
L’AI, volente o nolente, è un fenomeno che un po’ come una valanga di neve sta investendo quest’epoca. Il nostro governo ha provato a bloccare tutto qualche tempo fa, convinti che bastasse chiudere una porticina, ma, come dimostrato, si può provare a contrastare quanto si vuole un fiume in piena, che il risultato sarà fallimentare. La mossa intelligente – che ovviamente un Paese come il nostro non è in grado di fare – è investirci sopra, come stanno facendo tutti gli altri. Bisogna essere in grado di individuare i punti di forza, trarli al vantaggio dell’uomo, e dominare la macchina. Ma fino a che punto?
Fino ad adesso, tirando le somme, l’intelligenza artificiale ha portato più benefici che svantaggi. Dal mondo dell’editoria a quello della grafica, dalle grandi industrie alle piccole botteghe, dallo studente copione alla simulazione della voce del presidente del Consiglio. Forse però adesso l’Oriente l’ha fatta fuori dal vasino.
TongTong punta a offrire un surrogato di un figlio a tutte quelle famiglie che non possono averne, che in Cina aumentano in modo importante di anno in anno. Inoltre, potrà essere utilizzata in case di cura come strumento terapeutico. Tutto molto suggestivo, ma in questo modo si rischia di sminuire un problema molto più sensibile e profondo di quello che sembra. Perché certo non basteranno due codici sulle stringhe di un computer a colmare ciò che può darti un figlio.
E’ davvero inquietante
Capelli corti, pantaloncini rosa e maglietta bianca, con un’espressione vagamente inquietante, TongTong viene presentata con le sembianze e il sistema mentale di una bambina di 3 o 4 anni. Secondo i suoi creatori, può comprendere le parole e imparare compiti (virtuali) che le vengono assegnati come per esempio piccoli lavoretti domestici: semplificando, può simulare in modo verosimile una crescita grazie all’esperienza accumulata. I ricercatori del Bigai affermano come TongTong possa mostrare una sorta di coscienza di sé, visto che se si disegna un puntino rosso sul viso e si piazza TongTong davanti a uno specchio (sempre virtuale), l’AI pulirà il puntino su di sé e non cercherà di pulire il riflesso.
Guarda il video inquietante di TongTong
𝐖𝐨𝐫𝐥𝐝’𝐬 𝐟𝐢𝐫𝐬𝐭 𝐀𝐈 𝐜𝐡𝐢𝐥𝐝
— CodingNerds COG (@CodingnerdsCog) February 6, 2024
Tong Tong is a virtual AI entity that can assign herself tasks, learn autonomously, and explore her environment.
She can display behavior and abilities similar to those of a three or four-year-old child🤖… pic.twitter.com/SoZpKLegwY
Come riuscirà a sviluppare comportamenti così realistici?
Ammesso e non concesso che le promesse saranno mantenute, TongTong sfrutterà quelli che vengono definiti come sistemi cognitivi primari, uno deputato alle capacità e a ciò che può effettivamente fare e l’altro ai valori che può comprendere, così come alle emozioni che può interpretare con una sorta di “empatia digitale”. Inoltre, può mostrare emozioni e sensazioni proprie come noia, stanchezza oppure fame, stimolando l’interazione con i genitori in carne e ossa dall’altra parte dello schermo. Secondo i ricercatori, TongTong potrà quindi crescere con la possibilità di simulare un percorso fino addirittura ai 18 anni. Non resta che seguire il progetto e capire se raggiungerà i risultati promessi, o se si tratterà solo di un Tamagotchi aggiornato.