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Valanga di arresti nelle università americane per la protesta pro-Gaza: mica gli usa erano il paese più libero al mondo?

Viva la libertà d’espressione

Decine di manifestanti filo palestinesi sono stati arrestati nella notte dalla polizia americana presso la Yale University nel Connecticut e alla New York University a Manhattan. Nello specifico nel campus della Yale University a New Haven, nel Connecticut, gli agenti hanno arrestato almeno 47 manifestanti nelle scorse ore. Gli studenti arrestati, precisa l’ateneo, verranno sottoposti ad azioni disciplinari. La repressione della polizia segue la decisione della Columbia University di cancellare le lezioni in presenza come risposta all’allestimento di accampamenti di tende nel campus di New York da parte dei manifestanti che contestano la guerra di Israele a Gaza. E per cercare di «resettare» la situazione e «diminuire il rancore».

Diverse centinaia di persone hanno protestato anche nel campus dell’Università di Yale, chiedendo che l’ateneo fermasse i finanziamenti ai produttori di armi militari. Yale ha detto di aver chiesto ripetutamente agli studenti di andarsene e di averli avvertiti che avrebbero potuto affrontare le forze dell’ordine e azioni disciplinari se non lo avessero fatto. Ma mica l’America era il paese che si batteva per la libertà?

Arrestati per “condotta disordinata”

A Gould Plaza, vicino alla New York University, gli agenti sono intervenuti per smontare un accampamento allestito dai manifestanti provocando scontri. Un portavoce della polizia di New York ha detto che gli arresti sono stati effettuati dopo che l’università ha chiesto alla polizia di far rispettare la legge sulla violazione di domicilio, ma il numero totale di arresti non è chiaro. Il giornale studentesco Washington Square News ha riferito che la polizia di New York ha annunciato tramite un altoparlante che gli studenti sarebbero stati arrestati per «condotta disordinata» e che i manifestanti stavano bloccando illegalmente il traffico. 

NON ERA UNA PROTESTA VIOLENTA

Il docente Bassam Khawaja aggiunto alla Columbia Law School e avvocato presso la clinica per i diritti umani della scuola, ha detto al Guardian di essere «scioccato e sconvolto dal fatto che il presidente si sia rivolto immediatamente al dipartimento di polizia di New York». E ha spiegato che «questa è stata, a detta di tutti, una protesta non violenta» da parte di «un gruppo di studenti accampati sul prato al centro del campus. Non è diverso dalla vita di tutti i giorni nel campus».

Dopo la repressione alla Columbia, gli studenti di tutti gli Stati Uniti hanno protestato in segno di solidarietà, molti chiedendo alle loro università di sostenere un cessate il fuoco a Gaza e di disinvestire dalle aziende con legami con Israele. Gli studenti della Brown, Princeton e della Northwestern hanno ad esempio protestato nel fine settimana. Accampamenti sono stati allestisti anche nel Massachusetts Institute of Technology e nell’Emerson College, entrambi nell’area di Boston. Azioni di protesta sono state condotte anche all’Università di Boston, lal’Università della California, a Berkeley e all’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill. Una levata di scudi che si espande a macchia d’olio.

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Un ragazzaccio appassionato di sport, cultura e tutto ciò che è assorbibile. Stanco della notizia passiva classica dei giornali e intollerante all'ipocrisia e al perbenismo di cui questo paese trabocca. Amante della libertà e diritto della parola, che sta venendo stuprata da coloro che la lingua nemmeno conoscono. Contrario alla censura e alla violenza, fatta qualche piccola eccezione. Ossessionato dall'informazione per paura di essere fregato, affamato di successo perché solo i vincitori scriveranno la storia.