Per Serena Bortone è scoccata l’ora della rivincita, dopo un anno dalla chiusura del suo programma Oggi è un altro giorno, su Rai1 dalle 14,30. Quello spazio passò a Caterina Balivo, che pare non raggiunse gli ascolti di Bortone e fu spostata a Rai2, dove attualmente conduce Pomeriggio sul 2. Bortone in un’intervista a Vanity Fair si comporta da signora e non fa cenno all’incidente, per concentrarsi sull’antifascismo, tema che dopo il caso Scurati le sta dando eccezionale visibilità.
Le parole della Bortone
Coglie l’occasione promozionale di presentare il suo nuovo libro, A te vicino, così dolce, edito da Rizzoli, per rispondere ad alcune domande girando intorno al caso Scurati e alla lettura nel suo programma Che sarà del monologo dello scrittore, cassato dai vertici Rai nell’imminenza della messa in onda. Si parte con il significato del 25 aprile nel 2024: “Non è diverso dagli altri anni. È la festa della Liberazione e anche, nella mia memoria, il racconto di mia madre bambina che riceve un pezzetto di cioccolato dai soldati americani che entrano a Roma”. Il padre di Serena Bortone sindaco per la Dc, la madre una catechista cattolica: “Eravamo cattolici democratici, non cattolici conservatori. La mia famiglia è sempre stata molto legata ai valori della libertà, della dignità, del rispetto dell’altro. Per farle degli esempi: mio nonno Rodolfo nascose un vicino di casa ebreo dietro un muro finto. Mia nonna Teresa, che abitava a Piazza Bologna, ricordava con disgusto l’immagine di Mussolini che passava a cavallo a Villa Torlonia: quando ebbe un ictus, la tenevamo in casa, a volte si ridestava e le tornava solo una memoria: Mussolini, diceva, che brutta persona.
I suoi ricordi
“Ricordava solo l’orrore della guerra, delle discriminazioni. Nel palazzo, all’epoca, c’era anche il gerarca Michelini, che ogni tanto la minacciava, perché mio nonno non si era mai scritto al partito fascista”. È grande polemica sulla reticenza di certi esponenti della politica a dirsi “antifascisti”: “La mia formazione è stata molto legata ai valori della Resistenza, e quindi a quelli della Costituzione. L’antifascismo è fondamentale per qualunque cittadino italiano, è nel Dna del nostro comune sentire“. Solleticata dal nome La Russa che non vuole usare quella parola perché “comunista” e gli ricorda gli orrori di Stalin, Serena Bortone parte alla grande con un monologo di sentita retorica: “Ognuno è libero di dire quello che vuole e gli altri possono valutare quelle dichiarazioni e farsi un’idea su chi le esprime. E comunque ricordiamo che chi si dichiara fascista o non antifascista – giro di parole per me incomprensibile – può farlo proprio perché 80 anni fa qualcuno comprese che andava combattuto quel regime. Comunque io non amo molto questo attaccamento lessicale, questo tentativo continuo di fare paragoni, non è una cosa un po’ perdente, rispetto alla Storia?
Contro il fascismo
«Perché non dire una cosa che è scritta nella nostra Costituzione, che è fondata sull’antifascismo? Come si fa ad avere nostalgia del Fascismo?
«Non si può avere nostalgia di un periodo della nostra Storia che ha portato morti, oppressione del libero pensiero, le leggi razziali. Se noi siamo liberali, figli dell’illuminismo, della Rivoluzione francese, il non dichiararsi “antifascisti” è semplicemente anacronistico, oltre che preoccupante. È incredibile come non si capisca che l’antifascismo c’entra con la democrazia, l’uguaglianza e la libertà, non con i colori politici.
«A combattere il fascismo furono comunisti, socialisti, monarchici, Don Sturzo e i cattolici… Tutti uniti dalla necessità di combattere il nazifascismo.
«E se oggi siamo liberi è perché tutti questi uomini e donne hanno combattuto insieme, passando sopra alle divisioni personali.
«L’Italia contemporanea, la democrazia, nasce proprio su quella unità, sulla consapevolezza che la libertà è un valore unificante in una democrazia. Oggi dovremo tornare uniti».
Serena Bortone ha il suo centro di gravità permanente, concludendo: «Guardi, io ho una stella polare: la coerenza. Faccio sempre quello che penso sia giusto, come mi hanno insegnato. E sono già andata oltre la previsione della suora».
Vale a dire? «Alle elementari una suora mi disse: tu non farai mai carriera, sei troppo polemica. Eccomi qui».