Alla prima giornata del G7 Ambiente nella reggia di Venaria, a guida italiana, si ragiona su un accordo per uscire dal carbone entro il 2035 con l’Italia pronta a fare da apripista «nel brevissimo periodo», promette il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. «C’è un accordo tecnico in merito, ma ci stiamo lavorando sotto l’aspetto politico».
In mattinata l’iniziativa era stata anticipata dal ministro inglese per il Nucleare, Andrew Bowie, proclamando: un «accordo storico, che non siamo riusciti a raggiungere alla Cop 28. Il fatto che i Paesi del G7, seduti ad un tavolo, abbiano dato un segnale al mondo, che noi economie avanzate siamo pronte ad abbandonare il carbone nella prima metà del 2030 è incredibile». Accidenti, che entusiasmo.
Pari a quello del ministro Pichetto Fratin: per lui il nostro Paese «può fare da apripista chiudendo con la produzione di energia dal carbone prima del 2030 e nel brevissimo periodo. Si può parlare di un anno o anche meno».
A un certo punto menziona le due guerre che preoccupano il mondo, chiarendo fino a un certo punto che c’entrino: «Abbiamo una grande responsabilità verso i nostri cittadini, verso i Paesi più vulnerabili e verso il Pianeta. Siamo nel pieno di due conflitti che si innestano su crisi globali. La comunità internazionale attende un nostro messaggio.
«Il G7 è la sede giusta dove programmare azioni per una più efficace lotta al cambiamento climatico e all’inquinamento e per una transizione energetica giusta, inclusiva e sostenibile.
Il più sentito ringraziamento va tutti i nostri esperti dei gruppi tecnici che in questi mesi hanno lavorato per fare di questo G7 Clima, Energia e Ambiente un successo sul quale costruire traguardi futuri ancora più ambiziosi.
Per affrontare le sfide della sicurezza energetica, del cambiamento climatico e della tutela dell’ambiente ci sono tre priorità: concretezza, cooperazione in particolare con l’Africa, un approccio pragmatico e non ideologico secondo il principio di neutralità tecnologica».
In particolare, secondo Pichetto Fratin la collaborazione con il Continente Nero va indirizzata a «costruire, secondo lo spirito del Piano Mattei, partenariati di tipo non predatorio, sostenendo i più vulnerabili nell’adattamento agli effetti del cambiamento climatico e favorendo quell’accesso all’energia pulita e sostenibile che oggi è negato al 43% degli abitanti del continente. Tra i temi al centro del G7, rinnovabili, efficienza energetica, uscita progressiva dai fossili, biodiversità, ma anche ricerca per il nucleare di nuova generazione, fusione, economia circolare, materie prime critiche, biocarburanti».
Il punto di partenza per questo G7 Ambiente erano le conclusioni della Cop28, che ha tracciato un percorso di riduzione delle fonti fossili per arrivare al Net Zero, le emissioni zero entro il 2050.
Stupisce quest’ottimismo, persino di un’ex presidente della Confindustria come Emma Marcegaglia: «L’obiettivo della neutralità climatica è tremendamente ambizioso: entro il 2030 la capacità mondiale di energia rinnovabile deve triplicare e l’efficienza energetica deve raddoppiare. Abbiamo bisogno di attivare contemporaneamente molteplici fattori, e nessuno può essere attivato da settore privato o dal pubblico da soli».
Sarebbe bello se alle parole seguissero i fatti. Aspettiamo fiduciosi.