Ammazza che culmine
«Questo piano è il culmine della nostra strategia di risoluzione consensuale annunciata in ottobre», ha spiegato Erik Haas, vicepresidente degli affari legali di Johnson & Johnson, citato in un comunicato stampa. «Il gruppo ha lavorato con gli avvocati che rappresentano la stragrande maggioranza dei ricorrenti per trovare una soluzione a questa controversia, che anticipiamo con questo piano», precisando che gli avvocati dei ricorrenti hanno collaborato al suo sviluppo e «lo appoggiano».
6 miliardi e mezzo non risolveranno i problemi a queste donne
Secondo il piano, il colosso farmaceutico avrebbe accettato di pagare circa 6,475 miliardi di dollari in venticinque anni per reclami relativi a problemi ovarici (99,75% dei reclami attuali).
J&J ha affermato che le rimanenti cause legali pendenti saranno affrontate al di fuori del nuovo piano di risoluzione e ha dichiarato di aver già risolto il 95% delle cause legate al mesotelioma.
L’azienda smentisce
L’accusa sostiene che il talco contenga amianto e provochi il cancro alle ovaie, cosa che l’azienda continua a smentire, nonostante l’abbia ritirato dal mercato. In questo senso, il vicepresidente dell’azienda farmaceutica ha denunciato la «distorsione degli studi scientifici», pubblicati nel gennaio 2020 e riguardanti 250 mila donne negli Usa, che non hanno trovato un legame statistico tra l’uso del talco sui genitali e il rischio di cancro alle ovaie. Che strana coincidenza.
A causa del talco, nel 2021 Johnson & Johnson era già stata condannata dalla Corte Suprema americana a risarcire le sue clienti per oltre due miliardi di dollari.