Se i social e gli altri nuovi media non intendono bonificare il loro approccio verso i più giovani, allora, secondo alcuni, occorre regolamentare, anche per legge, l’uso che gli adolescenti fanno del digitale. Fra le grandi nazioni europee, la Francia si è confermata in prima linea nel tentativo di contrastare le nuove insidiose dipendenze giovanili verso gli schermi e contenuti dagli effetti devastanti come la cyberpornografia.
L’analisi degli esperti sui social
“I nostri ragazzi sono divenuti una mercanzia”, si legge nel duro rapporto ufficiale, su richiesta del presidente Emmanuel Macron, consegnato da una prestigiosa commissione ad hoc di esperti. Gli esperti si dicono infatti scossi davanti al ventaglio delle subdole “strategie per catturare l’attenzione dei bambini perseguite senza scrupoli da numerosi vettori di contenuti, senza interventi correttivi sostanziali da parte dei fornitori d’accesso ed altri organismi di rango più sistemico. Si tratta di strategie usate per rinchiudere i ragazzi in una relazione con gli schermi, per controllarli, risospingerli, monetizzarli colonizzandone l’attenzione”.
Il governo intende avanzare, come ha spiegato ieri il premier Gabriel Attal, per il quale la scuola pubblica deve cominciare “spazzando davanti alla sua porta”. L’esecutivo sosterrà dunque una proposta di legge in materia che è già stata depositata dai due deputati Annie Genevard e Antoine Vermorel-Marques.
Ma secondo loro davvero questa stretta normativa porterà a qualcosa? Come si farà a controllare cosa fanno i giovani nelle loro case e, soprattutto, perché proprio ora? Forse per omologarsi, per l’ennesima volta, al “modello americano”?