A volte ritornano, solleticati dallo specialista delle interviste sincopate Aldo Cazzullo del Corriere. Come Mario Monti, che risponde alle domande cercando di dimostrare quel po’ di umanità negata agli italiani quando era primo Ministro.
«I governi molli che comprano voti con la spesa pubblica sono un pericolo per la democrazia. Candidarmi nel 2013 fu una scelta contro i miei interessi. Il Superbonus? È una patrimoniale al contrario». Monti abbraccia tutto l’arco costituzionale delle polemiche. È il suo stile.
Bracci di ferro
Volpone qual è, sa di stuzzicare la pancia del Paese con il calcio: «Quando al Parlamento europeo incontrai Boniperti, gli ricordai che da bambino, nella hall dell’hotel Touring dove scendeva la Juve quando giocava a Milano, lui mi aveva preso in braccio e mi aveva dato un bacio, con la barba ispida… Ho perso un po’ di entusiasmo per lo sport quando ho dovuto occuparmene come commissario europeo alla concorrenza. Certo, trattare con Rummenigge o con Ecclestone per la Formula Uno era interessante. Ma ho toccato con mano anche gli aspetti meno nobili degli sport: il braccio di ferro dei pochi forti con i tanti deboli».
Il suo nuovo libro si intitola Demagonia: «Volevo una parola che non esistesse, ho controllato pure su Google e ChatGpt. Demagonia indica che la demagogia e il populismo possono portare all’agonia e alla morte della democrazia. E anche i “demoi”, i popoli, possono morire».
Indice puntato contro i privilegi: «La corporazione dei balneari paga allo Stato cifre irrisorie, e in assenza di liberalizzazioni può alzare le tariffe ai clienti. Vale anche per i tassisti, e per cose più importanti.
«Per usare il linguaggio di Berlusconi, lo Stato permette a certe categorie, in cambio dei loro voti, di mettere le mani nelle tasche di altri cittadini, non protetti da corporazioni.
«Se non altro, la prima e la seconda scarpa Achille Lauro le pagava di tasca propria. Oggi i partiti comprano voti con i soldi dello Stato».
Berlusconi gli «offrì la guida del centrodestra. Purtroppo ora l’Italia è di nuovo a rischio».
È a rischio se torni tu, Monti Mario.