Nel 2024 20000 medici specialisti lasceranno l’Italia. I calcoli sono corretti. Il Governo sta cercando di correre ai ripari. Ci riuscirà?
“Nei primi tre mesi dell’anno abbiamo rilasciato la documentazione di via (una carta di onorabilità professionale che viene rilasciata dal Ministero della Salute per andare all’estero ndr) a circa 500 richiedenti che per il 90% sono giovani tra i 35 e 40 anni. Di questo passo nel 2024 in tutta Italia ne perderemo quasi 20 mila”. Così si è espresso Antonio Magi, il Presidente dell’Ordine dei medici (Omceo) di Roma e Lazio, sulle pagine del Corriere della Sera.
Parla il Presidente della Federazione Italiana di tutti gli Ordini dei Medici d’Italia
“Purtroppo è un dato realistico” – gli fa eco Filippo Anelli, presidente della FNOMCEO (Federazione Italiana di tutti gli Ordini dei Medici d’Italia) – “Come facciamo a trattenerli se altrove i medici guadagnano di più, si vedono stabilizzare più velocemente il rapporto di lavoro e soprattutto non rischiano eventuali “risarcimenti penali”?” Addirittura Roberto Carlo Rossi, il Presidente dell’Ordine dei Medici di Milano, senza troppi giri di parole parla di “fuga verso l’estero ripresa a ritmi impressionanti” sostenendo che “se ne va il 30% in più dei nostri giovani, rispetto agli anni precedenti la pandemia.” Certamente quello dei “cervelli in fuga” è un fenomeno noto da diversi anni e negli ultimi anni abbiamo assistito a esodi di diverse categorie. Ma mai avremmo creduto che il fenomeno acquisisse tali proporzioni in un ambito, la Sanità, che, seppur martoriata dai continui tagli (orizzontali e non) effettuati dai Governi che si sono succeduti e dalle molteplici vulnerabilità evidenziate durante la pandemia, tuttora annovera in diverse città italiane delle vere e proprie eccellenze.
Il Welfare Italiano
Proprio su un tema delicato come quello della Sanità Pubblica, tuttora “punta di diamante” del malandato Welfare Italiano, auspicheremmo la convergenza di tutte le forze politiche, di Governo e di opposizione. Ed è su questa linea comune che il Governo Meloni, nonostante in una prima fase sembrava voler strizzare l’occhio a politiche di tagli e di contenimento tout court della spesa del Settore, da mesi sta cercando di invertire la rotta, in alcuni casi anche con l’appoggio di varie forze d’opposizione, pensando a diverse iniziative, alcune delle quali, però, ai cittadini non appaiano troppo chiare.
Fra queste ricordiamo la ventilata abolizione del numero chiuso alle facoltà di medicina. Questa culminata poi in una forma “ibrida” di esame d’ingresso per gli studenti, ma solo dopo i primi 6 mesi di lezione. Così come il possibile maxi taglio delle tasse (si parla addirittura del 90% di sconto fiscale) per i medici che dall’estero dovessero decidere di rientrare in Italia, misura questa tuttora nell’agenda del Ministro della Salute Orazio Schillaci. Infine, qualche criticità in più emerge dalla misura pensata per gli specializzandi, che si vorrebbe ora utilizzare al di fuori dei classici percorsi formativi come tappabuchi, a discapito sia della loro crescita professionale, che della qualità delle cure per i cittadini.
Le misure per frenare il fenomeno
Saranno efficaci tali misure a bloccare l’emorragia di medici verso l’estero? Riuscirà il Governo a colmare (almeno parzialmente) il GAP che separa gli stipendi italiani con quelli stranieri, oppure a fare in modo che tali lavoratori vengano stabilizzati più rapidamente, sentendosi un po’ più gratificati? Noi, pur essendo scettici, ci auguriamo di sì perché amiamo davvero il nostro Paese. Poi, per dirla come il Ministro Schillaci “se i nostri medici vengono assunti con facilità all’estero, allora vuol dire che i percorsi formativi offerti in Italia sono di eccellenza”. E l’eccellenza si paga.
Ci permettiamo di suggerire che, oltre a intervenire sui “rientri” dei medici specialisti, bisognerebbe anche bloccare le potenziali partenze, eliminando gran parte delle motivazioni che concorrono a fornire un alibi a chi vuole partire ad ogni costo. Citando un antico proverbio: “è inutile chiudere la stalla quando i buoi sono fuggiti”. Con buona pace del PIO BOVE tanto decantato dal Carducci, che certamente era nato, cresciuto nel BEL PAESE e non ha mai avuto la velleità, né la possibilità, di abbandonarlo”.
di Vincenzo Pezzarossa