Il tatuatore, figura iconica nel mondo artistico, unisce abilmente creatività, tecnica e passione per trasformare la pelle in una tela vivente. Con l’avvento di nuove tecniche e stili, il tatuaggio si è evoluto in una forma d’arte sempre più apprezzata e rispettata. In questo contesto abbiamo conosciuto Mirko del Torto, un tatuatore di Roma che si distingue per la sua maestria nel combinare tradizione e innovazione. Attraverso le sue opere, Mirko esprime la sua visione unica, trasformando idee in capolavori indelebili sulla pelle dei suoi clienti.
La sua abilità dimostra come il tatuaggio sia in continua evoluzione e rappresenti anche una forma di cambiamento in colui/colei che decide di intraprendere questo viaggio sulla propria pelle. Mirko, nel suo lavoro, ha come obbiettivo quello di creare opere senza tempo a tal punto che grazie alle sue doti, recentemente, ha avuto l’occasione di tatuare uno degli emblemi più famosi del corpo i tatuato italiano ovvero Fabrizio Corona.
Conosciamo meglio Mirko Del Torto
1. Qual è stata la tua principale fonte di ispirazione per diventare un tatuatore?
“Non ho mai avuto una fonte di ispirazione vera e propria, è una cosa che è successa in maniera molto naturale con il tempo. Mi sono avvicinato a varie forme di espressione fin dall’infanzia, dai graffiti alla musica e l’arte in generale, fino ad arrivare ad incontrare il tatuaggio. Lungo questa strada ho avuto varie fonti di ispirazione che mi hanno formato”.
2. Come hai iniziato la tua carriera nel mondo del tatuaggio e quali sfide hai incontrato lungo il percorso?
“Ho iniziato a tatuare grazie ad un vecchio amico che aveva iniziato un braccio in uno studio vicino casa. Io avevo 17 anni e lo accompagnavo alle sedute. Ho capito che c’era qualcosa di mistico e profondo nelle ore trascorse in quello studio e ho provato ad iniziare questo percorso. Ho sempre disegnato fin da quando ero bambino ma mai in maniera professionale, e non avendo intrapreso un percorso di studio relativo all’arte, ma improntato sulla scienza, ho dovuto recuperare tutto il tempo perso attraverso anni di notti insonne per imparare a disegnare in maniera professionale. Mi sono imbattuto in quest’arte magica e particolare, dove devi instaurare un rapporto empatico con i clienti per riuscire a tirare fuori le emozioni e le sensazioni che vorrebbero trasformare in un simbolo sul proprio corpo. Forse questa è una delle più grandi difficoltà, ma se riesci a superare questo livello poi è tutto più facile”.
3. Quali sono i tuoi stili preferiti di tatuaggio e cosa ti attrae di più in ciascuno di essi?
“Da quando ho iniziato a tatuare ho provato quasi tutti gli stili che ci sono, per poi imbattermi nel black and grey con riferimenti alla cultura chicana, di cui mi sono innamorato follemente.
4. Quali sono i passi che consiglieresti a chiunque voglia diventare un tatuatore professionista?
“Sicuramente deve avere una dedizione e un’ambizione fuori dal comune, a differenza di quanto sembra e un lavoro molto duro e impegnativo che ti porta lontano da casa e a stare ore e ore concentrato sul disegno”.
5. Come scegli i disegni o le idee dei clienti per i loro tatuaggi e come ti assicuri che il risultato finale soddisfi le loro aspettative?
“Cerco sempre di farmi raccontare la storia che c’è dietro il tatuaggio, c’è quasi sempre un motivo che ti porta a fare un tatuaggio e come ho detto prima, entrare in empatia con il cliente e fondamentale per realizzare qualcosa di uno e dall’effetto “wow”, così che il cliente rimanga stupito di vedere la sua storia realizzata con un disegno personalizzato in ogni minimo dettaglio”.
6. Qual è stata la tua esperienza più memorabile con un cliente o un tatuaggio particolarmente significativo per te?
“Credo che l’esperienza più bella rimanga quella della convention internazionale di Milano, dove ho vinto il mio primo premio, tatuando una ragazza che mi ha lasciato completamente carta bianca. Il tatuaggio raffigura il volto di una donna che si buca la lingua con un coltello. Un immagine molto forte con un significato altrettanto forte”.
7. Come gestisci i pregiudizi o gli stereotipi associati alla professione di tatuatore?
“Io non mi lascio molto condizionare dai pregiudizi o dagli stereotipi, il mondo sta andando avanti, in Italia abbiamo ancora molte difficoltà a far accettare i tatuaggi in vista. Io ho tatuato le mie mani, il collo e la testa e tuttavia mi guardano ancora non propriamente bene, per non parlare della “selezione” nei locali. La differenza invece è palese all’estero perchè le cose sono molto avanti. In discoteca i buttafuori mi fanno i complimenti per i tatuaggi, mentre qui mi dicono che non posso entrare”.
8. Quali sono le tue pratiche per garantire la sicurezza e l’igiene durante il processo di tatuaggio?
“L’igiene e la sicurezza sono forse più importanti della riuscita di un tatuaggio, non dimentichiamoci che lavoriamo con il sangue quindi bisogna stare molto attenti. Fortunatamente oggi le tecnologie sono andate molto avanti in questo ambito e tutto il materiale, all’infuori della macchinetta, è monouso.
9. Come vedi evolversi il mondo del tatuaggio negli anni a venire e quali sono le tendenze emergenti che ti intrigano di più?
“Si va sempre più verso l’arte vera e propria, il tatuaggio viene influenzato da tutti i campi. Prima i tatuatori non erano così aperti di mentalità come oggi. Ora parecchi tatuatori sono artisti, vengono dal mondo della pittura, della scultura o dell’architettura e anche grazie a loro questo mondo sta evolvendo in meglio”.
10. Quali consigli daresti a chiunque stia considerando di farsi un tatuaggio per la prima volta?
“Di pensare molto bene a chi affidarsi, di vedere bene i lavori, meglio se dal vivo e guariti, perché è vero che il livello negli ultimi anni si è alzato vertiginosamente, ma è vero anche che grazie alle tecnologie vediamo sui social molti lavori “ritoccati” che poi dal vivo non sono così”.
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