Alla tv di Stato dovrebbe essere un giorno di festa, Fiorella Mannoia e il suo show Una, nessuna e centomila, in onda dall’Arena di Verona su Rai1, ha fatto il botto: quasi il 26% di share, percentuale di prim’ordine coi tempi che corrono.
Invece i vertici della tv pubblica si dividono sul “Caso Bortone” e il monologo antifascista di Antonio Scurati, letto dalla conduttrice a Chesarà su Rai3, nonostante fosse stato escluso dal palinsesto.
L’amministratore delegato Rai Roberto Sergio ha avviato un procedimento di contestazione disciplinare a suo carico.
La presidente della Commissione di vigilanza Rai Barbara Floridia precisa: «A seguito dell’audizione di ieri sera dei vertici Rai e delle richieste di approfondimento da parte di diversi gruppi, in particolare sul caso Scurati, ho convocato per il prossimo mercoledì 15 maggio l’ufficio di presidenza della commissione di Vigilanza.
«In quell’occasione si prenderà una decisione sulla calendarizzazione delle audizioni di Serena Bortone, come richiesto dai gruppi di opposizione, e dei rappresentanti dei sindacati dei giornalisti Rai».
Nel giro di poco la presidente dell’ente radiotelevisivo Marinella Soldi si dissocia: «Quanto riferito dall’AD in Commissione di Vigilanza racconta in modo parziale quanto accaduto, non citando aspetti di rilievo.
«Ferme restando le policy aziendali, il cosiddetto caso Scurati è ancora oggetto di verifiche da parte della direzione Internal Audit aziendale, per la quale la Presidente ha le deleghe.
«Le risultanze in bozza di tale audit sono state visionate sia da me sia dall’Ad ed evidenziano una situazione molto più complessa di quella descritta dall’AD, che richiede un approccio più completo».
Colpirne una per educarne cento
Il segretario dell’Usigrai, sindacato dei giornalisti dell’azienda, taglia corto: «E cosi l’ha fatto», protesta Daniele Macheda- «Roberto Sergio, l’uomo che da dirigente Rai, direttore della radiofonia attaccava pubblicamente sui social il Giornale Radio Rai, ora da amministratore delegato fustiga a colpi di procedimenti disciplinari chi, anche attraverso i social difende la propria libertà e professionalità da un sistema di controllo “asfissiante” sul lavoro dei giornalisti della Rai».
I parlamentari del Pd in commissione di vigilanza rincarano la dose: «Il procedimento disciplinare definisce l’idea che la dirigenza dell’azienda ha del pluralismo informativo.
«Siamo di fronte ad un atto arrogante, minaccioso, intimidatorio.”Colpirne uno per educarne cento” è il motto che anima questa maggioranza, che vuole rendere l’azienda del servizio pubblico il megafono del governo».