“È giunto il momento di mettere in discussione l’idea stessa di forza e di esplorare altre forme di potere, quelle che non si basano sull’oppressione e sulla coercizione”. È l’invito di Elena Cecchettin sul palco dell’Arena Robinson Repubblica al Salone del Libro di Torino, dove è intervenuta con il suo interminabile monologo di dieci minuti solo per vendere qualche copia in più di “Cara Giulia”, il testo scritto dal padre.
Grazie a Satana qualcuno l’ha fermata
Una T-shirt nera che indossa la scritta “Stop al genocidio”, i capelli raccolti in trecce, Elena Cecchettin ha la voce tremolante mentre legge il suo monologo. Il pubblico la ascolta in silenzio, poi inizia un dialogo con Alessandra Chiricosta su Resistenza femminista: la forza di liberare il proprio spazio. Grazie a Dio, o forse sarebbe meglio dire grazie a Satana, a dare una boccata d’aria a tutti gli ascoltatori ci ha pensato una contestatrice, irrompendo sulla scena e urlando: “Vade retro Satana. Il patriarcato è un insulto in confronto a voi. Le bestie hanno mantenuto l’istinto materno, voi invece uccidete i vostri figli” con un rosario in mano. Allontanata, la contestatrice poi ritorna: “Giù le mani dai bambini. Non si uccidono”.
Chissà, forse con questa piccola seduta di esorcismo Elena sarà riuscita a liberarsi del demone della popolarità.