Il Consiglio Ue usa le maniere forti con la Russia… Con una decisione che dubitiamo scalfirà la leadership di Putin, ha bloccato la diffusione nell’Unione Europea di quattro media che sostengono la propaganda russa e la guerra di aggressione contro l’Ucraina, confermando la decisione presa dagli ambasciatori due giorni fa: Voice of Europe, RIA Novosti, Izvestia e Rossiyskaya Gazeta.
“Questi media”, si legge nel comunicato, “sono sotto il controllo permanente, diretto o indiretto, della leadership della Federazione Russa e sono stati essenziali e strumentali per portare avanti e sostenere la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e per la destabilizzazione dei Paesi vicini“.
La reazione della portavoce del ministero degli Esteri a Mosca, Maria Zakharova, brilla per malafede, in un Paese al 155esimo posto nella classifica della libertà di stampa: «È una grave violazione del diritto al libero accesso all’informazione», si arrampica sui vetri donna Zakharova.
«La Russia replicherà «inevitabilmente con ritorsioni, che abbiamo già preannunciato a vari livelli. Questa decisione dell’Ue è una continuazione della pratica della censura politica e della totale eliminazione dallo spazio informativo di ogni punto di vista alternativo alle narrazioni occidentali».
Una storia morta
Intanto il presidente Putin e il leader cinese Xi Jinping si confrontano su un’eventuale tregua della guerra in Ucraina per le Olimpiadi, ma Zelensky è scettico: «Abbiamo già avuto un cessate il fuoco, ma con questo nemico non funziona molto bene.
«Un cessate il fuoco non impedisce ai mezzi militari di avvicinarsi e poi lanciare un’offensiva. A me sembra una storia morta».
«Sì, Xi Jinping me ne ha parlato», commenta Putin, «abbiamo discusso della questione». «La Cina sostiene la convocazione di una conferenza di pace internazionale», conferma Jinping, «riconosciuta da Russia e Ucraina al momento opportuno, con pari partecipazione e discussione equa di tutte le opzioni.
Quelle architetture “efficaci e sostenibili”
«La soluzione fondamentale alla questione ucraina è promuovere la creazione di una nuova architettura di sicurezza equilibrata, efficace e sostenibile», vagheggia Jinping.
Putin gongola ed esalta «la posizione obiettiva, giusta ed equilibrata della Cina sulla questione ucraina. La Russia apprezza la sua disponibilità a continuare a svolgere un ruolo importante e costruttivo per una soluzione politica»
Definito come «inarrestabile» lo sviluppo della Cina, Putin sostiene di essere «disposto a migliorare la cooperazione con la Cina e gli altri paesi del Sud globale per promuovere l’equità e la giustizia internazionale e a lavorare per un mondo più equo e multipolare».
Dietro alla retorica, il sodalizio militare
Russia e Cina s’impegnano a rafforzare i legami militari. In base alla dichiarazione congiunta firmata a Pechino dai presidenti Vladimir Putin e Xi Jinping, diffusa allo stato solo dal Cremlino, “Mosca e Pechino continueranno a rafforzare la fiducia e la cooperazione nella sfera militare e ad espandere la portata delle esercitazioni e dell’addestramento militare“.
Significherebbe pattugliamenti navali e aerei congiunti, rafforzare il coordinamento e la cooperazione a livello bilaterale e multilaterale e aumentare il potenziale e il livello delle risposte congiunte alle sfide e alle minacce.
Scenario decisamente allarmante.