Il presidente americano Biden è stato subito informato dell’incidente in cui è morto il presidente dell’Iran Ebrahim Raisi. È scomparso nell’incidente che ha coinvolto l’elicottero sul quale viaggiava insieme al suo entourage. Biden non ha commentato, ma il primo obiettivo era fugare qualsiasi sospetto di un coinvolgimento americano, se emergessero notizie di un sabotaggio. Fonti Usa infatti sottolineano che il Bell 212 su cui viaggiava Raisi è un modello del 1968 poco sicuro, perché se il motore smette di funzionare non ha il sistema di “autorotation” con cui atterrare. La stessa linea è stata seguita da Israele. Funzionari anonimi hanno smentito qualsiasi ruolo nell’incidente.
I messaggi di vicinanza nei confronti dell’Iran
Prima di tutto, il percorso della politica estera iraniana continuerà sotto la guida del leader Ali Khamen. Lo ha reso noto in un comunicato il Consiglio strategico per le relazioni estere: “Il presidente e il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian hanno fatto tutto il possibile per concretizzare gli interessi nazionali della Repubblica islamica e hanno compiuto sviluppi ammirevoli nella lotta contro le sanzioni tiranniche degli stranieri contro l’Iran, nonché nel sostegno al movimento di resistenza nella regione e al popolo eroe della Palestina”. Ma il mondo si è mobilitato per questa dipartita. Dal presidente cinese Xi Jinping, che ha definito la morte del presidente iraniano come “una grande perdita per la sua gente”. Passando per Putin, che lo ha definito “un vero amico della Russia”. Fino ad arrivare a Giorgia Meloni che ha detto: “Voglio esprimere la solidarietà mia e la solidarietà dell’Italia al governo iraniano e al popolo iraniano”.
Per ora resta totalmente sconosciuta la causa.