La disforia di genere preoccupa un gruppetto di attivisti che accusano il governo di strumentalizzarla in campagna elettorale.
La Treccani la definisce come una “condizione di intensa e persistente sofferenza causata dal sentire la propria identità di genere diversa dal proprio sesso anatomico”. Oggi alcune persone, compresi sei genitori con i figli adolescenti al seguito, si sono incatenate sotto la sede dell’Agenzia Italiana del Farmaco, a Roma.
Per inscenare una protesta simbolica contro il tavolo tecnico sulla prescrizione della Triptorelina, farmaco che sospende la pubertà e utilizzato oggi per adolescenti con questa diagnosi. Qualche ragazzo indossava una maglietta con la scritta Chiedimi se sono felice, titolo di un film cult di Aldo, Giovanni e Giacomo uscito nel 2000.
L’Ansa ribatte le dichiarazioni di Christian Cristalli, responsabile delle politiche trans nella segreteria nazionale di Arcigay. «La vera domanda da porre, che però i politici che parlano di questo tema non si pongono, è proprio quella.
«Oggi siamo qui incatenati, in occasione della prima riunione di un tavolo tecnico sui farmaci per la disforia di genere, perché a quel tavolo non ci sono associazioni, non sappiamo come siano stati scelti gli esperti. La triptorelina è un farmaco sicuro e dagli effetti reversibili, come conferma una nota stampa di 12 società scientifiche di pochi mesi fa. Ma su questo tema ora si fa campagna elettorale».
Questione di vita o di morte
Si aggiunge Cinzia Messina, tra le pioniere in Italia sul tema, membro dell’associazione Affetti oltre il genere Aps e con una figlia 14enne, Zoe, in terapia da un anno. «In pratica tutto viene fatto su di noi e senza di noi. Mentre siamo qui per dire che questo non è un tema su cui fare ideologia e propaganda, si tratta di salute e benessere delle persone.
«In alcuni casi si tratta addirittura di vita o di morte, perché ci sono adolescenti che per la difficoltà di questi percorsi sono arrivati a togliersi la vita, mentre il farmaco li aiuta a gestire con più calma la gestione dei cambiamenti di un corpo in cui non si riconoscono».
Il manifesto di Affetti oltre il genere
Come si legge sul sito, l’associazione “nasce dall’impegno di un gruppo di genitori di persone transgender con la necessità sempre più impellente di dare voce alle istanze delle persone in età evolutiva che avvertono la propria identità di genere come non corrispondente al sesso assegnato alla nascita.
“Con l’obiettivo di fornire informazioni sul tema dell’infanzia e dell’adolescenza transgender, di accogliere, dare ascolto e supporto a genitori e famiglie durante le tappe del percorso di affermazione di genere, orientandoli con l’ausilio di operatori, professionisti e centri dedicati presenti sul territorio”.