La responsabile delle relazioni pubbliche e vicepresidente di Baidu (il Google cinese), Qu Jing, è diventata un caso nazionale nel Paese del Sol Levante. Per i suoi soprusi e il suo inesistente rispetto dei diritti dei lavoratori.
Qu Jing aveva postato su Douyin (la versione mandarina di TikTok) brevi video in cui si vantava di essere una fenomenale donna in carriera, di non prendere mai le ferie, di dimenticarsi – tanto era dedita alla causa – il compleanno del figlio e di non sapere nemmeno che classe frequentasse, di essere capace di fare viaggi di lavoro anche di 50 giorni consecutivi senza lamentarsi.
Rivolgendosi ai dipendenti, li apostrofava con frasi come «non aspettatevi i fine settimana liberi», «Tenete il telefono acceso 24 ore su 24», «Non sono vostra madre, a me interessano solo i risultati», «posso rendervi la vita impossibile nel trovare un lavoro in questo settore».
Ne è scaturita un’accesa polemica nell’ambito di un settore, quello tech cinese, dove le chances di conciliare lavoro e vita privata sono quasi inesistenti. La legge stabilirebbe che le ore settimanali di lavoro debbano essere 44.
La Corte Suprema del Popolo tre anni fa ha ribadito che sono “non validi” i contratti che impongono il tristemente noto 996, ovvero lavorare dalle nove del mattino alle nove di sera per sei giorni alla settimana. Ma il diktat regola sembra essere ancora questo: un sistema lodato qualche anno fa pure dal fondatore di Alibaba, Jack Ma.
Messa alla porta
Prima di alzarsi per sempre dalla propria poltrona (o meglio, di essere messa alla porta, anche se Baidu non ha ancora confermato ufficialmente), Qu Jing ha cancellato tutti i video dal suo account Douyin. Poi sul suo account personale di WeChat si è scusata pubblicamente. «Imparerò dai miei errori, migliorerò il mio modo di comunicare e mi prenderò più cura dei miei colleghi. Mi scuso se i miei video hanno causato malintesi sui valori e la cultura di Baidu».
Nel curriculum della manager, figura un periodo come giornalista per l’agenzia di stampa statale cinese Xinhua. È stata assunta da Baidu nel 2021, come vicepresidente delle relazioni pubbliche e responsabile del dipartimento di comunicazione pubblica dell’azienda, dopo aver lavorato per Huawei.
Worker lives matters
Per molto tempo i dirigenti del settore tech hanno ribadito autoritariamente che si aspettavano un personale al lavoro secondo il dettame “996″. Mentalità radicata e ostica a mettersi in discussione. Tre anni fa quattro ragazzi, neolaureati, riportarono al centro dell’attenzione il problema, lanciando una campagna dal titolo, in cinese e in inglese, “Worker Lives Matter”: le vite dei lavoratori contano.
Per fortuna loro è spuntata la signorina Qu Jing a farla fuori dal vaso e indignare l’opinione pubblica cinese e mondiale. “Costretta” a dimettersi, ora ha tutti i weekend liberi…