La morte del marito dell’eurodeputata Francesca Donato è un enigma che gli investigatori stanno cercando di chiarire, in attesa dei risultati dell’autopsia.
Sono state la moglie e la figlia Carolina a trovare l’architetto Angelo Onorato cadavere: era seduto alla guida della sua auto col capo riverso sul volante e una fascetta di plastica attorno al collo.
L’eurodeputata della Democrazia Cristiana Sicilia si è detta immediatamente convinta che il marito sia stato assassinato. Esclude categoricamente l’ipotesi del suicidio, che invece gli investigatori della squadra mobile che stanno indagando su delega della Procura di Palermo tengono in considerazione.
«Sono state dette cose inesatte, quindi sento la necessità di specificare come stanno le cose», le fa eco la figlia ventenne Carolina: «Mio padre non si è suicidato, è stato ammazzato. Non era una persona che avrebbe mai lasciato la sua famiglia così, e soprattutto, per come io stessa insieme a mia madre l’abbiamo trovato. Vi dico che non è stato un suicidio ma un omicidio».
Prima della tragedia, l’architetto Angelo Onorato aveva scritto alla sua famiglia che stava affrontando un momento difficile e che, se gli fosse successo qualcosa, si sarebbero dovuti rivolgere all’avvocato “che conosce tutta la situazione”.
Persone poco raccomandabili
Onorato scrive di avere “rapporti con persone poco raccomandabili” e chiede al suo legale: “Se succede qualcosa consegni questa lettera a mia moglie”.
Onorato menziona “difficoltà economiche”, c’è anche un elenco dei beni da lui posseduti e di alcuni crediti che avanza. L’architetto si affidava al suo avvocato per gli aspetti fiscali della sua società.
Gli investigatori lo avrebbero ascoltato per accertare la situazione economica di Onorato ed eventuali collegamenti con la sua morte per questione di debiti o crisi finanziaria. Si indaga anche sulle immagini di due telecamere di sorveglianza presenti sul luogo della tragedia.
Il responso delle telecamere
Il suv di Angelo Onorato era parcheggiato in un punto cieco tra due telecamere di sorveglianza. Dalle registrazioni delle immagini pare assodato che nessun veicolo si è fermato nei pressi del Range Rover del professionista, perché tutte le macchine “filmate” sono passate in un tempo incompatibile con una sosta.
Né è stato ripreso alcun passante a piedi. Le circostanze avvalorerebbero la tesi del suicidio, tranne ipotizzare che il killer si sia allontanato arrampicandosi sul muro, alto almeno due metri, che delimita l’autostrada per evitare di essere ripreso.