L’iniziativa scolastica partorita in fretta e furia e voluta fortemente dal governo Meloni rappresenta un grandissimo fallimento.
Ennesimo flop
Dopo aver lanciato con grandissima fretta il liceo Made in Italy, è giunta l’ora del resoconto: l’iniziativa scolastica voluta fortemente dal governo Meloni ha riscontrato numeri che rappresentano un grandissimo fallimento. La progettualità è a dir poco assente, considerando come non sia ancora certa la formula che verrà adottata dal terzo anno in poi. Per farla semplice: gli studenti – i pochi iscritti – non sanno ancora cosa studieranno in seguito.
Ma perché il governo Meloni invece di creare nuove scuole non migliora quelle vecchie?
I numeri degli iscritti al liceo Made in Italy, fortemente voluto dal governo di Giorgia Meloni, sono impietosi. Questa nuova proposta inserita tra le possibilità fornite alle famiglie italiane ha portato a poco più di 500 iscritti in prima. Il nulla più totale. Le statistiche lo fissano come l’indirizzo meno rappresentativo tra tutti, il che comprende non soltanto i licei ma anche gli istituti tecnici e professionali.
La mancanza di fiducia nel progetto scolastico è anche la conseguenza di una proposta incompleta, attuata con estrema fretta e approssimazione. È l’unico motivo che potrebbe spiegare cosa ha portato i pochi iscritti a ignorare, di fatto, ciò che andranno a studiare a partire dal terzo anno.
Qui si sta giocando col futuro di questi ragazzi
Non sorprenderebbe affatto che a partire da settembre 2025 si assisterà a una “dispersione di cervelli”. Qui si sta giocando col futuro di questi ragazzi, che per ora sono certi soltanto del fatto che nel triennio resteranno a scuola per 30 ore a settimana, come in tutti gli altri licei. A ciò si aggiunge un’altra informazione, ovvero che le discipline professionalizzanti saranno le Scienze giuridiche ed economiche per il made in Italy. Ma questa non è certo u a rivoluzione – come promesso invece dal ministro – e non rassicura i pochi che hanno creduto in questo prpgetto.
Se tutto ciò sarà suddiviso in uno o più programmi, dunque in più discipline, non è dato saperlo. Al contempo si ignorano le ore previste. Un caos totale. Forse di certo c’è solo la presenza di due laboratori interdisciplinari. Sul fronte umanistico ci sarà Cultura e comunicazione del made in Italy. Sul fronte scientifico-giuridico-economico, invece, spazio a Dai distretti ai mercati globali: strumenti e strategie per il made in Italy. Quale sarà il risultato di tutto questo macello? Una brutta copia del liceo delle Scienze umane, con opzione economico-sociale.
“Un liceo monco”
L’iscrizione di così pochi partecipanti consente la formazione di 30 classi totali, con una media di meno di 17 studenti. Ciò ha necessitato di una deroga da parte del ministero, considerato che nelle prime di ogni altro liceo sono previsti non meno di 27 studenti. Basti pensare che il liceo delle Scienze umane, con opzione economico-sociale, che di fatto dovrebbe far spazio a tutto ciò, vanta 21mila iscritti. Mancanza d’informazioni, approssimazione nella strutturazione del progetto e generale incertezza hanno portato quasi tutti i sostenitori del governo a fare un passo indietro. Quando si parla del futuro dei propri ragazzi, non c’è partito che tenga. Per comprendere quanto male sia stato gestito il tutto, l’opzione economico-sociale della riforma Gelmini del 2010 esordì con più di 10mila iscritti in prima.
Non sono però soltanto i genitori a non essere convinti. Parola Bortoletto, guida dell’Associazione nazionale dei dirigenti scolastici, si è così espressa in merito: “Un’operazione fatta troppo in fretta, penalizzando il liceo delle scienze umane con opzione economico-sociale. Il nuovo liceo è stato proposto con una nota a fine dicembre, a scapito dell’opzione economico-sociale. Era arrivato all’ultimo momento e le scuole potevano scegliere se attivarlo o meno. In più si conosceva soltanto il quadro orario del solo biennio e non del triennio. Mancano indicazioni nazionali e un regolamento. Un liceo monco”.