Giorgia Meloni a tutto campo, a pochi giorni dalle elezioni Europee che segneranno in qualche modo anche la tenuta della maggioranza. Sventola energica la bandiera del premierato.
Probabilmente, per attrarre gli elettori indecisi di quel centro feudo della Dc ai tempi che furono. «La riforma l’ho voluta io», punta i piedi la premier. «Per chiudere una falla ed evitare in futuro al presidente della Repubblica di ricoprire il ruolo di supplente nella formazione dei governi, in assenza di maggioranze chiare uscite dalle urne».
Intervistata da Corriere.it, precisa che la riforma della Giustizia «non è una vendetta nei confronti dei magistrati». Mentre quella del premierato «chiude una falla» e interviene per evitare «il ruolo di supplente al presidente della Repubblica» nella formazione dei governi, in assenza di maggioranze chiare uscite dalle urne.
«La riforma l’ho voluta io e per venire incontro alle richieste delle opposizioni non si sono toccati i poteri del capo dello Stato». Sostiene che i suoi poteri sono stati anche aumentati con quello di «revoca dei ministri».
A una domanda inviata via mail dove si dubita se la riforma non “svilisca le funzioni politiche” del Quirinale, Meloni puntualizza che già ora non figura tra i suoi poteri quello di «scegliere il governo. Al presidente della Repubblica spetta affidare l’incarico di formare un governo sulla base delle indicazioni che arrivano dalle forze politiche. La libertà di scegliere il governo non è prevista dalla Costituzione, se non quando le forze politiche non esprimono una maggioranza».
Il ruolo di supplenza
Quindi il capo dello Stato «è costretto a un ruolo di supplenza per una falla del sistema. Che non gli è né proprio né congeniale, perché implica che debba schierarsi, scendere nell’agone della politica. E questo non aiuta la sua funzione di garanzia».
Con il premierato, specifica Meloni, «il presidente della Repubblica mantiene tutti i poteri di controfirma, le indicazioni che manda, tutto quello che vediamo nel dibattito, le volte in cui dice anche “questo non si può fare perché non va bene per la Costituzione”».
Vincenzo De Luca “un bullo”
I lettori online si dimostrano interessati alla lotta all’evasione: «per me è tutta intollerabile», risponde la premier. Poi torna sullo scontro con Vincenzo De Luca: «Mi ha attaccato, mi sono difesa, è un bullo, prima o poi vorrei sentire anche una parola dalle femministe».
Inutile chiederle come si immagina i vertici dell’Ue dopo le elezioni: «Prima le maggioranze poi i nomi». Le starebbe bene il 26% come risultato di Fratelli d’Italia alle prossime elezioni europee, stessa percentuale delle ultime politiche? «Sto».