Non si è trattato di un suicidio. La 34enne Giada Zanola è stata spinta dal cavalcavia a Vigonza. Caduta in autostrada, è stata poi travolta da un tir. La coppia ha un bimbo di 3 anni. Andrea Favero è in carcere a Padova. La coppia doveva sposarsi, ma lei ha annullato il matrimonio
Giù da un cavalcavia, per 15 metri, prima di essere travolta da un camion che stava passando. Giada Zanola, 34 anni, non si è suicidata, è stata uccisa. Buttata giù dal ponte dal compagno, Andrea Favero, 39 anni, fermato dalla polizia di Padova con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Il suo corpo straziato era stato ritrovato senza vita nella notte tra il 28 e il 29 maggio, sul nodo padovano della A4, nel territorio di Vigonza, a Padova.
Impossibile pensare come Favero, camionista, abbia fatto a gettarla nel vuoto: il ponte ha una rete di protezione alta due metri. Il 39enne avrebbe ammesso i fatti davanti al pm ed è stato fermato per omicidio volontario. Prima una lite scoppiata in casa e proseguita anche fuori, fino a quel maledetto cavalcavia, che dista e meno di un chilometro dall’abitazione. La coppia ha un bambino di tre anni.
Sulle braccia, Favero avrebbe anche lividi ed escoriazioni. A incastrarlo, le telecamere sul cavalcavia e le contraddizioni su orari e dettagli importanti. La reazione di Luca Zaia: “Tragedia immane”. Davanti al pm, nel pomeriggio, Favero ha detto di non ricordare:
“Non ricordo che Giada sia caduta dal parapetto, ricordo solo che mi continuava a offendere e ricattarmi dicendo che mi avrebbe portato via mio figlio”, ha detto agli inquirenti affermando di avere “come un vuoto” e di non riuscire “a mentalizzare la scena” di cosa fosse accaduto a Giada Zanola che, secondo l’ipotesi dell’accusa, avrebbe ucciso “gettandola da un cavalcavia al di sopra dell’autostrada A4 dove il corpo veniva investito e arrotato dai veicoli in transito”.
La coppia aveva un bambino di tre anni
Nel futuro di Giada c’era solo il suo bambino, di tre anni. Andrea Favero, il compagno con cui viveva nella casa comperata a fine 2022 a Vigonza, non ci sarebbe stato più. Gli amici raccontano che lei l’aveva già detto ad Andrea. “Era evidente che volesse chiudere la loro storia – dice un amico, riferendo del carattere possessivo dell’altro – Lui era abbastanza violento, e geloso, tra i due c’erano continue discussioni”.
Non era la prima volta che Andrea alzava le mani. Giada, però non era mai arrivata a denunciarlo. Tutto, pensava, sarebbe finito a breve. Nei violenti alterchi con il compagno, aveva paventato di non fargli più vedere il figlio. Cosa che aveva destabilizzato Andrea, come spiegato dallo stesso 39enne nell’interrogatorio davanti al pm. Dietro la porta della modesta casa di Vigonza c’era una vita di violenze e recriminazioni che nessuno conosceva. Neanche chi abitava loro a fianco. Persone che parlano di Giada come una donna energica, sempre attenta al bambino, ‘una vera mamma’. Finora la 34enne aveva lavorato in una profumeria a Vigonovo (Venezia): “era una persona splendida” dice una collega. Ed un’altra amica aggiunge: “Era una ragazza meravigliosa, piena di vita”.
Le chat e il matrimonio annullato
Andrea Favero avrebbe messo in piedi “una messa in scena” per simulare di non avere ucciso Giada. Lo sostiene la Procura nel provvedimento di fermo. “Al fine di lasciare traccia della messa in scena – si legge nel documento – l’indagato effettuava anche una chiamata al cellulare della vittima e le scriveva un messaggio rinfacciandole di essere uscita senza passare a salutare lui e il figlio”. Alle 7,38, come appurato dagli inquirenti, Favero ha scritto a Giada: “Sei andata al lavoro? Non ci hai nemmeno salutato!!”.
Emergono poi nuovi dettagli sulla storia tra Giada e Andrea: la coppia doveva sposarsi a settembre, ma lei aveva annullato tutto. “Aveva annullato le nozze perché non se la sentiva più – ha detto un amico di Andrea, alla trasmissione di Rai1 ‘La vita in diretta’ – Andrea era gelosissimo e possessivo. Giada una ragazza solare, che aveva voglia di vivere”. La 34enne, sempre secondo gli amici, non aveva mai manifestato propositi suicidi, “anche perché era molto attaccata al suo bambino, una vera mamma”. In ogni ogni caso la ragazza “aveva già detto al compagno che voleva chiudere la storia”.