A Ginevra, nella sede principale della Rolex, pare fiocchino denunce per mobbing.
Non tiriamo per favore in ballo i testimonial dei cronografi più ambiti al mondo, da Jannik Sinner a Gigio Donnarumma. Sarebbe un esercizio polemico sterile, non si capisce perché dovrebbero essere chiamati in causa. Questa è una vicenda da trattare con le pinze, piuttosto che con le cesoie.
Il marchio svizzero, carta canta, vola sempre di più. In dieci anni i guadagni sono lievitati da 5 miliardi di franchi a 10 (poco più di 10 miliardi di euro). Gli aficionados sono disposti a sborsare tra i 5mila e i 35mila euro per esibirne al polso uno, senza contare i modelli super speciali, che possono costare come una supercar.
Ora, un’indagine del principale sindacato svizzero punta il dito contro l’azienda, sostenendo che il mobbing nella sede principale sarebbe la regola. Interpellato dal quotidiano Blick, Alejo Patiño, segretario sindacale di Unia, accusa: «Da parecchi anni abbiamo ricevuto ripetute denunce di casi di mobbing, verificatisi al dipartimento del servizio mondiale di Rolex a Ginevra. I casi sono talmente tanti da ritenere di essere in presenza di una situazione generalizzata».
C’è il caso di Eric, dipendente anziano allontanato lo scorso gennaio, dopo anni di presunte vessazioni, perché «non più utile all’azienda». Un problema di cui si è fatto carico l’Ufficio del Lavoro del Canton Ginevra, documentando «delle lacune e delle pratiche manageriali che comportano rischi psico-sociali per il personale del dipartimento di Ginevra».
Clima tossico
L’Ufficio del Lavoro aveva disposto «l’introduzione di misure idonee alle problematiche identificate» entro il 30 aprile. Ostacolate da un rinvio di due mesi dell’azienda. L’Unia ha ascoltato a porte chiuse quattro dipendenti tutelati dall’anonimato.
Avrebbero testimoniato contro un dirigente, a loro parere protetto dalla Rolex, che aveva architettato una sorta di sistema di casta tra il personale, contribuendo all’instaurazione di un «clima tossico».
Attiva collaborazione?
Alejo Patiño rileva che di fronte alle denunce «prima Rolex ha decisamente negato, poi ha accettato l’apertura di un’inchiesta interna, infine di un audit esterno». Ma la sostanza delle cose non sarebbe cambiata e i dipendenti che avevano denunciato il mobbing si sono rivolti all’Ufficio del Lavoro.
Rolex, accusato il colpo delle pressioni, ha deciso una riorganizzazione completa della sede di Ginevra, licenziato i dirigenti accusati di mobbing e promesso «un’attiva collaborazione con l’Ufficio del Lavoro».