Il neuropsichiatra infantile, fondatore della prima rete di aiuto alle vittime di abusi e il caso di Andrea Piscina, arrestato per aver adescato ragazzini in rete: «Stupisce che nessuno della sua comunità si sia accorto di nulla, più controlli sugli educatori»
Ernesto Caffo, neuropsichiatra infantile, scrittore e fondatore del «Telefono Azzurro»,è uno dei massimi esperti in tema di protezione dei minori dagli abusi ed autore insieme ad altri, per il G7 in corso, del «Manifesto per l’Infanzia e l’Adolescenza digitale» che Telefono Azzurro ha realizzato facendo una sintesi concreta e operativa degli spunti emersi da decine di relatori – docenti universitari, rappresentanti istituzionali, manager di aziende tecnologiche, rappresentanti dei network di tutela dell’infanzia internazionali – che hanno partecipato lo scorso febbraio alle due giornate di convegno promosse dalla Fondazione.
Un tema, quello della protezione dei bambini, caro anche al Papa (che ha invitato Caffo a far parte della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori) e che la stessa premier Giorgia Meloni desidera evidenziare.
L’intervista completa al Corriere della sera
Professore, la vicenda del noto speaker della prima radio nazionale in termini di ascolti che adescava bambini e ragazzini online come può essere inquadrata?
«Si tratta purtroppo di un caso che ne nasconde tanti altri simili, l’epifenomeno mediatico di un problema molto più vasto. Quella di Andrea Piscina è la storia comune di un giovane che frequenta l’oratorio e che comprende l’uso del digitale per le proprie capacità manipolative, al fine di raggiungere bambini in cerca della propria sessualità. Le vittime sono adolescenti che si sentono protetti dalle Rete e non visibili, ma che in realtà cadono in trappole pericolose. Dall’altro lato ci sono adulti che innescano meccanismi di controllo e possesso tossici».
Lei ha parlato di «grooming» dei bambini: ci può spiegare in cosa consiste? «Il grooming non è un tecnologia o un dispositivo digitale di comunicazione: parlando di Internet e di Rete può essere considerata una tecnica psicologica utilizzata per l’adescamento di minori in rete. Questo fenomeno è conosciuto come “grooming” (dal verbo “to groom”, curare, ndr) perchè l’adulto abusante “cura” la potenziale vittima, inducendo gradualmente il bambino o ragazzo a superare le resistenze attraverso tecniche di manipolazione psicologica. Questa tecnica viene utilizzata anche e soprattutto attraverso gli strumenti tecnologici, in un primo momento per entrare in contatto online con i ragazzi e, successivamente, per conquistarne a poco a poco la fiducia necessaria che può portare allo scambio di immagine e video o all’incontro offline».
Un tecnica manipolativa particolarmente pericolosa, quindi? «Sì. Questo approccio, ancora scarsamente conosciuto in Italia (in Inghilterra è già reato punibile dalla legge, ndr), viene utilizzato dagli adulti abusanti per manipolare bambini e ragazzi in modo da garantire loro il massimo controllo della situazione. Il grooming viene anche usato per far tacere le vittime dopo l’abuso. L’ampia diffusione delle nuove tecnologie rende necessaria la protezione e la tutela dei minori anche dai rischi dell’adescamento online».
Vanno posti limiti alla Rete e alle piattaforme social? «Il grooming, l’avvicinamento a dei bambini, è uno dei grandi temi da affrontare: troppo spesso c’è il coinvolgimento in una piattaforma in cui non c’è verifica dell’età, il divieto di utilizzo dei social sotto i 14 anni non viene rispettato. In quelle reti tanti adulti commentano immagini e cercano contatti coi ragazzi. Alcuni di loro comprendono gli inganni, altri diventano vittime. Le piattaforme aiutano a contrastare la solitudine ma i genitori non sono consapevoli dei rischi che i loro figli corrono. Le amicizie viirtuali nascondono pericoli».
Come si innesta l’intelligenza artificiale in questo scenario già cupo? «L’intelligenza artificiale peggiora le cose, costruendo immagini false o facendole realizzare da algoritmi che inducono pre-adolescenti e minori a fidarsi. C’è quindi il tema più ampio del rapporto tra adulti e bambini. Per il G7 in corso abbiamo preparato un Manifesto che porta all’attenzione le 6 tematiche fondamentali della riflessione sulla relazione tra sviluppi dell’Intelligenza Artificiale e Infanzia: Accesso, Trasparenza, Sicurezza, Educazione, Tutela, Collaborazione».
Realtà come Telefono Azzurro quanto possono risolvere? «I ragazzi, quando chiamano noi, spesso è tardi, di solito lo fanno quando hanno già dato immagini e video. La polizia postale cerca di individuare subito cellulari e computer degli adulti abusanti, ma resta il rischio di essere ricattati, con la propria immagine che gira in rete».
Cosa state facendo in questo ambito? «Come Telefono Azzurro abbiamo aderito e stiamo sostenendo la piattaforma “Take it Down”, contro la diffusione delle immagini intime dei minori online. Take it Down, il cui slogan è “Get help to remove your nudes online” è il servizio creato dal National Center for Missing & Exploited Children (NCMEC) con le principali piattaforma social per contrastare il ricatto realizzato con le foto e per venire in aiuto alle vittime di violenze sessuali. Si assiste a un aumento esponenziale di questi fenomeni in tutto il mondo. Bisogna allertare gli educatori».
Che tipo di profilo ha un soggetto quale lo speaker di Rtl102.5? «Si tratta di una persona fragile sul piano psicologico, che entra nell’area della perversione. La maggior parte degli individui di questo tipo sono giovani maschi con esperienze personali difficili, che vedono nel possesso dell’altro una propria soddisfazione. Usano il loro ruolo di comunicatori o di educatori in realtà sportive, educative o religiose per facilitarsi nell’avvicinamento. Quello che cambia rispetto al passato è l’uso degli strumenti digitali in modalità perverse, per raccogliere immagini, indumenti, simboli che spesso sono feticci, talora senza nemmeno costruire una relazione».
Come intercettare questi soggetti? «Spesso sorprende che nessuno si accorga di nulla nella propria “comunità” di riferimento: perché qui nessuno ha parlato? Tv e web amplificano l’attrazione del personaggio, questo accresce la necessità di controllare conduttori ed educatori. Pensiamo, oltre a Piscina, al caso recente di Mirko Campoli, insegnante ed ex dirigente dell’Azione Cattolica condannato a nove anni per violenza sessuale. Ci sono leggi che che impongono certificazioni e verifiche per chi lavora coi bambini o coi minori, ma spesso vengono ignorate. La pedofilia resta diffusa e ignorata, c’è un problema di aiuto alle vittime che restano devastate per tempi lunghi. Ma anche di presa in carico degli autori di reato, che tendono a ripetere ni loro atti».
La sessualizzazione sempre più precoce come va affrontata? «L’impatto della pornografia sui bambini va affrontato ponendo il tema del blocco di accesso ai minori in Europa. La sessualizzazione e l’esposizione del ciorpo alla ricerca dei like sono un pericolo reale. Abbiamo chiesto a Onlyfans e ad altre piattaforme abbaimo di cambiare le loro regole di ingaggio, dicendo no agli utenti minorenni».