Per Ilaria Salis, il primo risveglio senza braccialetto elettronico al polso è stato la mattina del 15 giugno. Il padre Roberto si è precipitato a Budapest per riportarla a casa per il suo compleanno, pur spiazzato dalla rapidità di revoca dei domiciliari.
Quanto avrà contato l’elezione a parlamentare europea con Alleanza Verdi e Sinistra e le 175 mila preferenze raccolte alle urne? Per il governo Orbán, determinato a processarla, non abbastanza. Per lo schieramento politico che si è raccolto intorno all’insegnante e allo scaltro padre, parecchio.
La richiesta di scarcerazione era stata depositata subito dopo l’ufficialità del risultato elettorale dal suo avvocato ungherese Gyorgy Magyar.
Al contrario di quanto pare avrebbero imposto le norme, vale a dire attendere la proclamazione di Ilaria Salis a Strasburgo, la polizia ungherese è stata sollecita nel rimuovere il braccialetto rendendola di fatto libera di muoversi.
Restano domande senza risposta: chi ha fatto pressioni per accelerare i tempi? Un’ipotesi noi di Dillinger l’avremmo.
Quaranta candeline sulla torta
La famiglia Salis aveva già comprato i biglietti per raggiungerla in Ungheria lunedì 17 giugno, giorno del suo 40esimo compleanno, che molto probabilmente a questo punto festeggerà in Italia. Il padre Roberto si è dimostrato stranamente sorpreso: «Sto cercando di organizzare il rientro il più velocemente possibile. Ho lavorato in sordina ma non ci aspettavamo che venisse liberata così presto».
«E invece mi ha chiamato l’avvocato Magyar per dirmi che la polizia stava andando a liberarla. E ora vado a prenderla». Magyar ha anche reso noto che il giudice della Corte municipale Jozsef Sos, accettando la richiesta della difesa, ha anche sospeso il processo penale a carico dell’attivista. Quindi, l’arrivo a Monza di padre e figlia, con foto annessa davanti al cartello stradale. Folla di cronisti davanti a casa, con Roberto Salis che annuncia la torta con le 40 candeline: «Faremo qualcosa, ne dobbiamo fare due di festeggiamenti perché abbiamo quello dell’anno scorso». Intanto Orban continua a insistere sulla revoca dell’immunità all’insegnante, eletta eurodeputato. «Il Parlamento Europeo non commenta casi singoli», spiega la viceportavoce capo del Parlamento Europeo Delphine Colard. «Al di là delle disposizioni generali stabilite dalla legge elettorale, l’immunità è principalmente definita dalle leggi elettorali nazionali. Vi invito a rivolgervi alle autorità italiane»,
Bollicine & brindisi a sinistra
Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni esultano: «Ora potrà svolgere la sua nuova funzione per cui l’hanno indicata centinaia di migliaia di elettori. Il nostro grazie va a tutti coloro che in questi mesi non si sono rassegnati alla terribile condizione in cui era tenuta nelle carceri di Orbán. Ora potrà difendere insieme a noi i diritti civili e sociali dei più deboli. La aspettiamo». Curiosamente, si scomoda a commentare l’ambasciatore italiano a Budapest Manuel Jacoangeli: «Ho parlato diverse volte oggi con la signora Salis, per congratularmi per la sua liberazione e per sistemare alcuni aspetti riguardanti il suo imminente rientro in Italia. Lei ha tenuto a ringraziare l’ambasciata per il grande sostegno sempre ricevuto, a partire dal suo periodo di detenzione in carcere». L’intervento del diplomatico, a nostro parere, dimostrerebbe che dietro tutta la vicenda ci sia la mano di Giorgia Meloni, spesasi già prima delle Europee per il caso Salis. Fossimo in Elly Schlein & soci, ci penseremmo dieci volte prima di continuare a fare dell’insegnante un simbolo. Rischia di rappresentare un boomerang e forse l’astutissima premier lo ha intuito. Tirando le somme, Salis è libera soprattutto per le sue pressioni sull’amico Orban. Ma che cosa farà all’Europarlamento? Se dovesse piantare grane, Meloni resterebbe la paladina dei diritti umani che l’ha scarcerata, le sinistre invece dovrebbero fare i conti con probabili imbarazzi. Da non dimenticare la furbizia della famiglia Salis, prendendo la palla al balzo per gettarsi nell’agone politico.
Comunque, l’Ungheria non molla l’osso. Nei giorni scorsi il capo di gabinetto del governo di Orbán Gergely Gulyás ha fatto capire di voler chiedere la revoca dell’immunità al Parlamento europeo. Alla fine a decidere sarà il voto degli europarlamentari. La revoca può essere richiesta solo dopo la proclamazione. In caso di bocciatura il processo a Ilaria Salis, al momento sospeso, riprenderà a fine mandato.