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Dal Senato via libera al premierato

Giorgia Meloni, 47 anni - Fonte: Ipa - Dillingernews.it

Con 109 voti a favore, 77 contrari e un solo astenuto, il Senato dà il via libera al Ddl di riforma costituzionale che prefigura l’elezione diretta del presidente del Consiglio, altrimenti definita premierato.

All’assemblea sul disegno di legge di riforma costituzionale n. 935 la maggioranza di governo è presente in massa. L’esecutivo spinge su quella che ritiene la “madre di tutte le riforme”, si compatta per il voto finale.

Ci sono la ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati, il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e il ministro per la Protezione civile, Nello Musumeci,. “Arbitra” il presidente del Senato Ignazio La Russa.

Che in apertura dei lavori dice di «non aspettarsi azioni di disturbo». In effetti l’unica azione un po’ plateale delle opposizioni è sventolare i volumi della Costituzione. Approvato il testo del Ddl, Giorgia Meloni parla di un «primo passo avanti che rafforza la democrazia».

Elisabetta Casellati ricorre a una metafora: «Il treno è partito e non si torna indietro». Il presidente della commissione affari costituzionali Alberto Balboni esprime «grande soddisfazione» e precisa che per avere almeno una bozza della nuova legge elettorale si dovrà attendere la prima lettura e il via libera anche della Camera, dove ora sarà trasmesso il ddl. 

Ciaone ribaltoni?

Non va altrettanto liscia a Montecitorio che, nelle stesse ore, approva con 53 voti di scarto l’inversione dei lavori d’aula per arrivare al più presto all’autonomia differenziata. Forza Italia presenta quattro ordini del giorno per mettere i suoi paletti alla riforma. «Può piacere o no», sostiene il ministro Roberto Calderoli, «ma stiamo attuando la Costituzione».

Per l’opposizione, tutte e due le riforme sono un rischio. A cominciare dal premierato. Si auspica il referendum: «Non sarebbe nulla di drammatico», risponde La Russa, forse un po’ bluffando, tenuto conto che il premierato è già stato bocciato più volte alle urne.

Anche Azione e Italia Viva, sui cui voti la maggioranza continua a sperare, puntano il dito contro il ddl, con Carlo Calenda che si dice preoccupato anche per le «conseguenze politiche» e il renziano Enrico Borghi che lo respinge come «rattoppo deludente». Il capogruppo di FI Maurizio Gasparri ricorre a uno slogan di reminescenza giacobina: «Più popolo e meno palazzo».

Il ministro per le Riforme istituzionali Maria Elisabetta Alberta Casellati, 77 anni – Fonte: Ipa – Dillingernews.it

L’iter del Ddl

Saranno necessarie due deliberazioni da parte di Senato e Parlamento, a distanza di almeno tre mesi. Se nella seconda votazione entrambe le Camere approveranno la legge con una maggioranza dei 2/3 dei rispettivi componenti (maggioranza qualificata), il testo si considererà definitivamente approvato.

In caso contrario, la legge dovrà necessariamente essere sottoposta a referendum popolare e questo scenario, coi numeri di questo governo, appare altamente probabile.

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