Home CRONACA Il caso Vannacci: se non è razzista, cos’è?

Il caso Vannacci: se non è razzista, cos’è?

Il generale Roberto Vannacci con la moglie Camelia Mihailescu - Fonte: Ipa - Dillingernews.it

Roberto Vannacci: «Quando vedo una persona che ha la pelle scura non la identifico immediatamente come appartenente all’etnia italiana non perché sono razzista ma perché da 8mila anni l’italiano stereotipato è bianco».

Il generale non diffamò la pallavolista Paola Egonu. È notizia di questi giorni, che ha aperto un dibattito tra gli intellettuali del Paese. Il gip Alessandro Dal Torrione ha accolto la richiesta della procura di Lucca e ha archiviato l’accusa. La campionessa lo aveva querelato dopo aver letto: “Anche se è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”, vergato nero su bianco nel libro del generale, Il mondo al contrario.

Egonu non è solo italiana di cittadinanza. Lo è anche di nascita: è venuta al mondo 25 anni fa in un incantevole borgo medievale, Cittadella, in provincia di Padova.

Tuttavia, Dal Torrione scrive: “Quella frase ben può essere valutata come impropria e inopportuna, anche in merito al riferimento (che appare ingiustificato) a una specifica persona che legittimamente si è doluta di essere chiamata in causa”.

“Non risulta tuttavia emergere un superamento del limite della continenza che possa dirsi indicativo della volontà, da parte dell’indagato, di offenderne gratuitamente la reputazione, di denigrarla, di sminuirne il valore, di portare un attacco indebito alla persona”.

Consultando l’enciclopedia

“Da 8mila anni l’italiano stereotipato è bianco”. La Treccani definisce così il termine “stereotipo”: “Opinione precostituita su persone o gruppi, che prescinde dalla valutazione del singolo caso ed è frutto di un antecedente processo d’ipergeneralizzazione e ipersemplificazione, ovvero risultato di una falsa operazione deduttiva”.

Punto. Post scriptum: Egonu su Instagram ha 486mila followers, Vannacci 30.100.

La pallavolista Paola Egonu – Fonte: Ipa – Dillingernews.it

Il commento

Sulle colonne del Corriere della Sera, nella sua rubrica quotidiana Il caffè, Massimo Gramellini riflette sul metodo e sul merito. Di seguito, il suo editoriale.

“Continuo a pensare che, quando qualcuno ti dice «i tuoi tratti somatici non rappresentano l’italianità», si sta mettendo nelle condizioni di ferirti, al di là delle sue reali intenzioni. La campionessa di pallavolo ha dunque ragione a ritenersi offesa, però forse ha sbagliato a imboccare la via giudiziaria. Non tutti i comportamenti beceri o semplicemente ottusi sono infatti dei reati, anche se non per questo possono essere considerati accettabili. Ma nel momento in cui chi se ne sente vittima decide di sottoporli al vaglio della Legge, corre il rischio che l’assoluzione o l’archiviazione vengano scambiate per un lasciapassare: se una frase non è punibile, allora significa che è innocua, anzi che è giusta. Nessuno ragiona in questo modo, ci metterei la mano sul fuoco: se non la mia, quella di Vannacci. Ma le semplificazioni superficiali fanno parte della natura umana e il propulsore dell’impulsività le fa viaggiare alla velocità della luce. Perciò non mi stupirei se la frase spiacevole del generale uscisse rinvigorita dal mancato pagamento di dazio giudiziario. E se l’archiviazione della querela, che dal punto di vista tecnico non ho strumenti per criticare, fornisse un alibi morale al prossimo cretino che fischierà un atleta di discendenza africana nei nostri stadi”.

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