L’ex senatore leghista esprime da sempre il suo dissenso nei confronti della legge 194, dimenticando un piccolo dettaglio: abortire non vuol dire uccidere
Simone Pillon ha sempre reso noto il suo dissenso nei confronti della legge 194, anche quando era senatore. Lo conferma con ancora maggiore libertà ora che non siede più in Parlamento.
«Dopo 6 milioni di morti a causa dell’aborto e della legge 194 è giunto il momento di dire basta, fermiamo questa legge iniqua», spiega mentre sfila alla testa della manifestazione «Scegliamo la vita» organizzata dai ProVita&Famiglia a Roma.
«Non lo so se ci siano le condizioni politiche per abrogare oggi la legge 194, ma andrà sicuramente cancellata. Quello che stiamo costruendo è un grande ritorno di popolo che gridi sì alla vita e che costruisca le condizioni sociali e politiche perché questa legge sia finalmente cancellata».
È il pensiero comunque delle migliaia di persone scese in piazza per gridare il proprio no all’aborto. Massimo Gandolfini, uno degli organizzatori della manifestazione e presidente dell’associazione Family Day chiede di «salvare i bambini nell’utero materno» e di «garantire il diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale» e ricorda che viviamo ogni giorno «in mezzo ad un aborto senza limiti».
L’aborto è un diritto e in quanto tale non può essere cancellato, punto
Mentre Francesca Romana Poleggi del direttivo di ProVita&Famiglia invita tutti alla «disobbedienza civile» nei confronti della legge 194 con il sogno di vedere trasformati in obiettori di coscienza «tutte le categorie che hanno a che fare con l’embrione umano che è un essere umano».
La legge 194 non basta che sia applicata nella sua interezza, come ripetono tutti da Giorgia Meloni in giù. «Rimarrebbe comunque una legge abortista che consente l’aborto a richiesta». Il suo obiettivo è, invece, cancellarla. Peccato sia un diritto, e in quanto tale non può essere eliminato.
Se non riesco a mantenere un figlio? “Ci penserà Dio”
Aborto come reato, aborto come un omicidio, aborto come una pratica da cancellare è quello che si ripete anche nei cartelli. A un certo punto il corteo si ferma e dagli altoparlanti viene diffuso a volume altissimo il battito di un feto. Poi prende la parola uno degli organizzatori e chiede di approvare la proposta di iniziativa di legge popolare presentata a febbraio per «obbligare le donne che vogliono abortire ad ascoltare il battito del cuore del feto». Una norma che speriamo non entri mai in vigore.
La richiesta invece scatena l’applauso del corteo. E un altro applauso lo provoca Teresa, incinta, che spiega di non avere soldi per il secondo figlio ma che ‘ci penserà Dio’ o la famiglia di Modena con 11 figli che si affida «alla Provvidenza» per andare avanti.