Il Kenya è una polveriera esplosa all’improvviso. L’approvazione della legge finanziaria ha sollevato una sommossa e si contano morti e feriti, il Parlamento a Nairobi preso d’assalto, lanci di lacrimogeni e persone sparite. La tenaglia delle tasse ha esasperato una popolazione già stremata dalla pandemia.
Secondo quanto trasmesso dalle televisioni nazionali e riportato dal sito Kenyans, fuori dal Parlamento a Nairobi, in parte in fiamme, si odono spari e ci sarebbero dieci dimostranti uccisi. La polizia ha usato gas lacrimogeni e idranti mentre i manifestanti lanciavano pietre contro le forze di sicurezza. Tra i manifestanti c’era anche la sorellastra dell’ex presidente Usa Barack Obama. «Non vedo più nulla, ci stanno tirando i lacrimogeni», ha denunciato Auma Obama, intervistata in diretta dalla Cnn mentre prendeva parte alle proteste a Nairobi. «Sono qui perché guardate quello che sta succedendo, i giovani del Kenya stanno manifestando per i loro diritti». Per sedare la rivolta, il presidente ha ordinato la “linea dura”.
I manifestanti si oppongono all’aumento delle tasse in un paese già fiaccato dalla crisi economica e da più parti si chiedono le dimissioni del presidente William Ruto. «Questa è la mia prima protesta», spiega Sonia, 37 anni, una commerciante digitale di Nairobi. «Gli altri anni non sentivo davvero il bisogno di farmi sentire, ma ora le tasse stanno influenzando davvero i miei affari».
Ruto ha vinto le elezioni quasi due anni fa promettendo di sostenere i lavoratori poveri del Kenya, ma si è ritrovato intrappolato tra le richieste dei creditori – in primis il Fondo monetario internazionale, che sta spingendo il governo a tagliare il deficit per accedere a maggiori finanziamenti – e una popolazione in difficoltà.
I keniani hanno lottato per far fronte a diversi shock economici causati dall’impatto persistente della pandemia di COVID-19, dalla guerra in Ucraina, da due anni consecutivi di siccità e dal deprezzamento della valuta. Il disegno di legge finanziaria mira a raccogliere ulteriori 2,7 miliardi di dollari di tasse come parte di uno sforzo per alleggerire il pesante carico del debito, con i soli pagamenti di interessi che consumano il 37% delle entrate annuali.
Le promesse del governo: pane e olio
Il governo ha già fatto alcune concessioni, promettendo di eliminare le nuove tasse proposte su pane, olio da cucina, proprietà automobilistica e transazioni finanziarie. Ma non è bastato a soddisfare i manifestanti. La polizia ha sparato gas lacrimogeni anche a Eldoret, la città natale di Ruto nel Kenya occidentale, dove folle di manifestanti hanno riempito le strade e molte attività commerciali sono state chiuse per paura di violenze.
Scontri anche nella città costiera di Mombasa e manifestazioni a Kisumu, sul lago Vittoria, e a Garissa, nel Kenya orientale, dove la polizia ha bloccato la strada principale per il porto somalo di Kisimayu.
Influencer, blogger e attivisti scomparsi
A Nairobi la gente ha cantato “Ruto must go” e la folla ha intonato in swahili: «Tutto può essere possibile senza Ruto». Migliaia di persone erano già scese nelle strade di Nairobi e di diverse altre città durante due giorni di proteste la scorsa settimana, mentre un movimento online guidato dai giovani si è trasformato in un grosso problema per il governo.
Amnesty International ha denunciato la scomparsa di dodici persone – blogger, influencer, attivisti per i diritti umani – che sarebbero state “rapite nel cuore della notte” dalle forze dell’ordine in vista delle proteste di oggi.