Forse Matteo Salvini dovrà rimangiarsi la promessa circa il Ponte sullo Stretto, progetto sui cui ha imperniato gran parte della sua campagna elettorale per le Europee. Sarà estremamente difficile che i lavori prendano il via entro la fine del 2024.
La XVII sezione del Tribunale ordinario di Roma – Sezione Imprese- ha fissato per venerdì 27 settembre alle 11.30 la prima udienza per la trattazione dell’azione inibitoria collettiva presentata lo scorso 13 giugno, su incarico di 104 privati cittadini, contro la Stretto di Messina S. p. A.
Gli avvocati Aurora Notarianni, Giuseppe Vitarelli, Maria Grazia Fedele e Antonino De Luca, che fanno parte del collegio di difesa, mettono un punto fermo sulla questione: «È stato compiuto il primo passo affinché, con questo nostro ricorso, si possa ottenere la cessazione da parte della società Stretto di Messina, di ogni atto o comportamento pregiudizievole dei diritti e degli interessi collettivi diffusi e giuridicamente protetti».
Spiegano quindi che l’Azione Inibitoria Collettiva punta a chiedere al giudice di accertare la responsabilità della società e il danno ingiusto causato per la violazione del dovere di diligenza, correttezza e buona fede, proseguendo nell’attività per la realizzazione dell’opera, nonostante il ponte sullo stretto di Messina non abbia alcun reale interesse strategico e non sarebbe fattibile sotto i profili ambientali, strutturali ed economici.
I 104 privati cittadini che hanno intrapreso questa azione «vivono e amano le due sponde dello Stretto di Messina ed hanno un interesse comune alla tutela del paesaggio, del patrimonio storico e archeologico, dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi».
Benessere del territorio
«Intendono porre in essere ogni attività necessaria a preservare il territorio, la qualità della vita, la salute e il benessere anche nell’interesse delle future generazioni».
Nello specifico, si oppongono alla sparizione di siti come la spiaggia di Gioiosa Marea, in provincia di Messina, o quella di Capo Peloro, considerata la spiaggia più bella d’Italia dal National Geographic e dove poggerebbe uno dei pilastri del ponte.
Decreto costituzionalmente illegittimo
I ricorrenti, con questa class action, narrano la storia della società e del progetto ed evidenziano la fondatezza delle proprie ragioni sostenendo che il decreto cd ponte è costituzionalmente illegittimo e contrario alla normativa europea.
Di conseguenza denunziano, l’illegittimità dell’operato della società guidata da Pietro Ciucci, per violazione di numerose norme interne ed eurounitarie, oltre che internazionali.