Erano quasi giunti alle nozze d’oro, Jan ed Els, coppia di settantenni olandesi. Vivevano su una barca navigando per canali. Se ne sono andati insieme. Nel loro Paese l’eutanasia è legale.
Quando malattia e sofferenza stavano diventando insopportabili per entrambi, Jan ed Els hanno aderito alla Nvve, organizzazione per il «diritto a morire». «Quando prendi troppe medicine vivi come uno zombie», ha detto Jan al giornalista della Bbc che li ha intervistati prima della decisione fatale: negli ultimi anni il dolore cronico alla schiena era diventato insostenibile e sua moglie, affetta da demenza, faceva ormai fatica a parlare.
Nel 2023, 9.068 persone sono morte per eutanasia in Olanda, circa il 5% del numero totale di decessi. Tra questi i casi di «duo-eutanasia» sono stati 33, ovvero 66 persone. Amsterdam ha concesso questa scelta laddove se ne faccia richiesta volontaria e la sofferenza sia valutata dai medici senza prospettive di miglioramento.
Nel febbraio scorso, il Paese si era commosso per l’ex primo ministro cattolico olandese, Dries van Agt, e sua moglie Eugenie. Avevano entrambi 93 anni e, come Jan ed Els, hanno affrontato l’ultimo viaggio insieme.
In Italia l’eutanasia è illegale ed è un nodo che ha sollevato aspre polemiche. Ricordiamo il caso di Piergiorgio Welby e di Eluana Englaro, oltre che di Dj Fabo. È una pratica che ha il suo più accanito oppositore nel Vaticano. Secondo diversi sondaggi, la maggioranza degli italiani sarebbe favorevole all’eutanasia legale.
La battaglia dell’ex deputato Marco Cappato
Si batte da anni per colmare un vuoto legislativo l’ex deputato Marco Cappato, in prima linea con l’Associazione Luca Coscioni, che ha depositato in Parlamento una proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia. Nel 2021, con il Comitato Referendum Eutanasia Legale e grazie a oltre 13.000 attivisti, ha depositato 1 milione e 240 mila firme per permettere alle persone di decidere sul tema con un voto. La Corte costituzionale non ha ritenuto il quesito ammissibile.
Con la sentenza 242/2019 della Consulta, in Italia è invece possibile richiedere il suicidio medicalmente assistito, ossia l’aiuto indiretto a morire da parte di un medico. Le condizioni richieste sono quattro: la persona che ne fa richiesta deve essere pienamente capace di intendere e volere, deve avere una patologia irreversibile portatrice di gravi sofferenze fisiche o psichiche, e deve sopravvivere grazie a trattamenti di sostegno vitale.
I casi Welby ed Englaro
Piergiorgio Welby è scomparso nel 2006 a seguito del distacco del respiratore artificiale e previa somministrazione di sedativi, dopo che più volte aveva chiesto che venisse posto termine alla sua vita a causa del suo stato. Per rendersi conto dell’opposizione ecclesiastica a qualunque forma di eutanasia, basta il caso di sua moglie, fervente cattolica: chiese i funerali religiosi e la Chiesa, che normalmente è propensa a celebrarli anche ai peggiori criminali, glieli negò.
La Corte dei Conti, dopo più di 15 anni dalla morte di Eluana Englaro, ha condannato in appello l’ex d.g. della Sanità della Lombardia Carlo Lucchina a pagare all’erario circa 175 mila euro. Identica somma era stata versata dalla Regione a Beppino Englaro, che era stato costretto a trasferire sua figlia (in coma vegetativo da oltre 17 anni), in una struttura sanitaria in Friuli, dove poi è deceduta. Secondo i magistrati la decisione dell’ex d.g. è stata una «concezione personale ed etica del diritto alla salute» e ha impedito che a Eluana fosse interrotto il trattamento che la manteneva in stato vegetativo. Marco Cappato, per aver accompagnato Dj Fabo in Svizzera, dove l’eutanasia è legale, è stato processato. Nel 2019 la Corte d’Assise di Milano lo ha assolto perché «il fatto non sussiste».