In Turchia le autorità hanno vietato qualsiasi manifestazione, ma il Gay Pride a Istanbul ha marciato comunque: almeno 15 gli arresti. Ma perché non impariamo qualcosa dagli altri paesi?
La sfilata del Pride, che nell’ultimo mese si è tenuta in parecchie città del mondo, compresa l’Italia dove a Milano hanno partecipato in oltre 350mila, in Turchia è fuori legge dal 2015.
La chiusura del governo di Erdogan nei confronti dei diritti della comunità Lgbtqia+ viene celata dalle autorità locali, che parlano invece di minacce alla sicurezza pubblica.
Negli scorsi giorni, la prefettura ha vietato qualsiasi manifestazione, additando la presenza di “gruppi criminali” tra gli organizzatori.
Nella capitale è stato schierato un folto numero di agenti delle forze dell’ordine, alcune fermate della metro sono state bloccate e le strade del centro sono state presidiate.
A Istanbul il corteo dura poco
Nonostante in Turchia sia illegale manifestare a sostegno dei diritti della comunità Lgbtqia+, negli ultimi anni il Gay Pride si era comunque svolto nella capitale Istanbul.
A dispetto del divieto, la sfilata del Pride ha raccolto, negli anni scorsi, fino a 100mila persone, riunitosi sotto un’organizzazione non ufficiale. Quest’anno, il corteo non è durato che una decina di minuti prima di essere interrotto dai militari. Solo un centinaio di attivisti ha fatto in tempo a riunirsi.
Almeno 15 arresti
Eludendo le vie del centro, la parata ha sfilato nel più periferico distretto di Kadikoy, sulla sponda asiatica della città.
Un reporter di Agence France-Press, ripreso da numerosi media locali, riporta che numerose persone sono state arrestate. Un numero esatto non c’è ancora, ma un testimone citato dall’agenzia stampa Reuters parla di almeno 15 persone fermate dalla polizia. La polizia turca non ha confermato né commentato la notizia.