Sullo scacchiere europeo si muovono alfieri, torri, cavalli. La donna, Ursula von der Leyen, viene contesa, il Re in questo momento è Viktor Orban, presidente di turno dell’Ue. In Italia, la rivalità tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini porta a una mossa divisiva il leader della Lega.
Pare ormai assodato che il Carroccio aderirà al gruppo dei Patrioti lanciato dal primo ministro ungherese Orban, dall’ex primo ministro ceco Andrej Babis e dal liberal-populista austriaco Herbert Kickl (Fpö).
Il vicepremier lo motiva su Rai Radio1: «Mi sembra la strada giusta unire chi mette al centro lavoro, famiglia, sicurezza, futuro dei giovani e non finanza, burocrazia e austerità. È quello che la Lega auspica da tempo».
«Stiamo valutando tutti i documenti, però penso che possa essere la strada giusta fare un grande gruppo che ambisca a essere il terzo nell’Europarlamento e che porti avanti quello che i cittadini ci hanno chiesto, per esempio su un ambientalismo intelligente e non ideologico».
«Da anni la Lega lavora per coinvolgere il maggior numero di partiti che mirano a costruire un’Ue diversa, senza le sinistre che negli ultimi anni hanno distrutto l’Europa e indisponibili a sostenere Ursula von der Leyen. Vogliamo allargare il più possibile il perimetro di un gruppo forte, patriottico, coeso e contrario a inciuci».
Ursula qua, Ursula là
Ecco, il nodo Ursula von der Leyen, la Donna. Non tutti i possibili Patrioti la stimano come Salvini. André Ventura, presidente di Chega, partito della destra sovranista portoghese, si è dichiarato disponibile a far parte del gruppo, che auspica «espressamente contrario a Ursula von der Leyen e António Costa».
Orban ha presentato un “Manifesto patriottico» insieme a Babis e Kickl. «A breve questa sarà l’associazione di destra più forte nella politica europea», è sicuro Orban. Che impatto avrebbe sulle altre allenze nello scacchiere, i Conservatori e riformisti dell’Ecr (83 seggi su 720 all’Eurocamera), guidati da Giorgia Meloni, e Identità e democrazia (Id, 58 seggi), cui aderisce invece la Lega?
L’ago della bilancia
Il cerino potrebbe finire in mano a Marine Le Pen, forte del successo al primo turno delle legislative in Francia, anche prima del ballottaggio. Orban infatti ha già fatto partire il suo pressing. Salvini ha twittato “buon voto agli amici francesi! Per cambiare questa Europa, per licenziare Macron”. Un colpo al cerchio e uno alla botte. Salvini aggiunge poi velenoso: «Vergognoso Macron che, chiamando ai “blocchi” contro il Rassemblement National al secondo turno, si comporta come una von der Leyen qualsiasi e cerca in tutti i modi di opporsi a un cambiamento espresso da milioni di francesi, a Parigi come a Bruxelles».
Nel partito della premier si legge tra le righe l’intenzione di creare un’ulteriore grana a Giorgia Meloni, un nuovo sabotaggio a qualunque intesa tra la premier e l’asse che va delineandosi a Bruxelles. In più, Forza Italia con Antonio Tajani sta lavorando esattamente a quello che Salvini vuole boicottare. Lo spiega il capogruppo di Azione alla Camera, Matteo Richetti: «Che credibilità può avere in Europa un Paese governato su basi diametralmente opposte?». Marine Le Pen non apre bocca sulla questione, aspetta a muovere il suo cavallo. Enrico Letta prevede che il ballottaggio sarà decisivo per la partita: «Anche l’atteggiamento del governo italiano dipenderà da quel voto. L’attesa della vittoria di Le Pen al primo turno forse ha spinto il governo italiano alla sua posizione intransigente anche rispetto alle nomine europee». Debora Serracchiani invita Salvini «ad aspettare a far festa. Le Pen non ha ancora la maggioranza assoluta, lo scenario è mobile e i ballottaggi saranno cruciali».