La Corte Suprema degli Stati Uniti ha riconosciuto all’ex presidente Donald Trump l’immunità dalle incriminazioni penali per gli atti compiuti nella sua veste ufficiale.
Questo rende di fatto “The Donald” un “intoccabile”: la via giudiziaria tesa a impedire il suo ritorno alla Casa Bianca è fallita.
Il procuratore Jack Smith aveva incriminato Trump per il ruolo avuto nell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio e il caso era stato affidato alla giudice del tribunale di Washington Tanya Chutkan.
Gli avvocati di Donald avevano fatto ricorso, sostenendo che come ex presidente godeva di un’immunità assoluta, tanto sul piano civile, quanto su quello penale.
La Corte d’Appello aveva bocciato questa richiesta ma la Corte Suprema, dove c’è una maggioranza di sei giudici conservatori contro tre liberal creata da Trump con le nomine di Gorsuch, Kavanaugh e Barrett, ha accettato di discuterla.
“Immunità per tutti i suoi atti ufficiali”
Il più alto organismo giudiziario americano ha stabilito che Trump “non può essere perseguito per aver esercitato i suoi principali poteri costituzionali e ha diritto, come minimo, a una presunta immunità dall’azione penale per tutti i suoi atti ufficiali“.
I magistrati hanno rifiutato di pronunciarsi con urgenza, come aveva richiesto Smith, per le implicazioni politiche del caso. Hanno atteso l’ultimo giorno di lavoro della Corte prima dell’estate per emettere la loro sentenza, favorendo così la strategia dell’ex presidente di rinviare i procedimenti contro di lui. Sotomayor, uno dei tre magistrati progressisti sconfitti, ha detto che la sentenza trasforma il capo della Casa Bianca in “un re“.
Si ricomincia da capo
Ora la giudice Chutkan dovrà riaprire l’atto di incriminazione presentato dal procuratore speciale Smith, per stabilire quali capi d’accusa vanno cancellati e quali possono restare in vigore.
Questo richiederà tempo e Trump potrà fare ricorso contro le sue scelte, riaprendo il procedimento che dovrà passare nuovamente dalla Corte d’Appello e potenzialmente tornare alla Corte Suprema. È assai improbabile che ciò avvenga entro il 5 novembre e quindi la possibilità di tenere il processo prima delle elezioni è in sostanza sfumata.