L’indagine parla chiaro, ma tanto in questo paese sotto i dieci secondi non vale
Battute, sguardi, offese o addirittura vere e proprie molestie fisiche. Sono quasi due milioni le donne molestate almeno una volta nella vita sul luogo di lavoro.
Un numero pari all’81,6% del totale delle vittime (2,3 milioni di persone tra i 15 e i 70 anni). E’ quanto riporta l’ultima indagine dell’Istat relativo agli anni 2022-2023. A subire sono soprattutto le più giovani (con una percentuale che sale al 21,2% tra i 15 e i 24 anni).
Mentre il carnefice sulle donne è per lo più un collega maschio (37,3%) o una persona con cui ci si relaziona nel corso della propria attività come un cliente, un paziente o uno studente (26,2%). Si registra invece un calo di ricatti sessuali, anche grazie al fenomeno del #metoo.
Le molestie nel 2024
Allargando lo sguardo alle situazioni extralavorative le donne che hanno subito molestie sono un milione 311mila (il 6,4%), di queste 743mila soltanto negli ultimi 12 mesi. Le più diffuse sono le proposte indecenti di natura sessuale e i commenti offensivi sul proprio corpo. Con lo sviluppo dei social e delle tecnologie – viene evidenziato – il rischio si è esteso alla dimensione virtuale.
I social (WhatsApp, Messenger e altri) sono canali dove si possono ricevere proposte inappropriate, foto o video a contenuto sessuale, o dove possono essere diffusi o pubblicati foto e video a sfondo sessuale senza consenso. Nel periodo analizzato dall’indagine il 3,1% delle donne ha subito almeno una molestia “dal vivo”, l’1,7% tramite messaggi da una singola persona e l’1,9% attraverso piattaforme social in cui la vittima è di fronte a un pubblico indefinito.
Come ha inciso il fenomeno del #metoo
Si stima che negli ultimi tre anni precedenti la rilevazione le donne tra i 15 e i 70 anni sottoposte a qualche tipo di ricatto sessuale per ottenere un impiego, per mantenerlo o per una promozione siano state circa 65mila, pari allo 0,5% (rispetto all’1,1% della precedente rilevazione). La percentuale è più alta fra le più giovani (2,9% in età 15-24 anni) e l’1,1% (tra le 25-34enni).
A incidere sulla riduzione del fenomeno, si legge nel rapporto, “l’ampio impatto delle azioni di denuncia come la campagna .meetoo e la disponibilità di un sistema di protezione legislativo e istituzionale delle vittime”. Va considerato, inoltre, che il periodo analizzato corrisponde agli anni 2020-2023 e include, dunque, la pandemia e il conseguente lockdown in cui le occasioni di lavoro in presenza si sono fortemente ridotte.