Era sabato 29 giugno, quando alla fine del primo tempo, prima che la svizzera segnasse il secondo gol, avevo scritto sulla mia pagina Instragram per la prima volta queste parole: “Una Nazionale di ragazzini, sfigati, senza coglioni, stupidi e viziati. Zero carattere, zero determinazione. Li vedremo tutti a Ibiza con i loro tatuaggi senza senso, le loro finte famiglie e le loro bambole di plastica”.
Ho 50 anni e conosco questo mondo meglio di chiunque, non in Italia, ma al mondo. E successivamente su questo giornale – che non è una pagina di gossip ma un giornale, con testata registrata presso il tribunale di Milano – avevo dato i voti definendo il più scemo di tutti, con un cervello vuoto, il calciatore dell’Atalanta Scamacca. Devo dire che lui stesso almeno è stato onesto e, durante la conferenza stampa, aveva raccontato che Spalletti non lo aveva più convocato perché non s’impegnava, corricchiava, passava la notti a chattare con le fighe, a guardarsi allo specchio – che poi, a noi, bello non sembra – e a giocare alla PlayStation. ALLA PLAYSTATION!
Se non fosse per i tatuaggi appariscenti che ha, sarebbe un pennellone che, a parte gli ultimi quattro mesi con l’Atalanta, non ha fatto nulla di buono nella sua vita. Siamo stati noi di Dillinger a farlo lasciare con quella ragazza serissima, dal profilo così pulito, della porta accanto, dopo una lunga relazione di corna e di tradimenti da parte di entrambi, postando le foto del suo bacio e il video con una nana (voto sei) in una serata a Barcellona vestito come l’ultima sfilata di Dolce & Gabbana. Peccato solo che non faccia il modello.
La figura che i giocatori della Nazionale hanno fatto agli Europei è uno degli avvenimenti sportivi più vergognosi di tutta la storia del calcio mondiale. Noi di Dillinger abbiamo impresso nella mente le lacrime di un giocatore che si chiama Cristiano Ronaldo, 39 anni, 633 milioni di follower, calciatore planetario, patrimonio di oltre un miliardo di euro, il giocatore più vincente della storia del calcio mondiale. Anche Cristiano ha la passione per le fighe e scopa a destra e sinistra, ma lo fa in silenzio, lo fa senza bere, mangiando riso e bresaola, allenandosi 20 ore al giorno, e quando scende in campo, nonostante abbia già da 10 anni raggiunto tutti i successi possibili ed immaginabili, ha ancora quella fame che da povero l’ha portata ad essere quello che è oggi. Scende in campo con cattiveria, determinazione e dà l’anima e il sacrificio più in Nazionale che nella sua squadra perché sa che gioca e lotta per la gente della sua Nazione, il suo popolo, i portoghesi.
Ma noi siamo rappresentati da gente come Scamacca?
Gente come Scamacca, che non dovrebbe neanche essere convocata in Nazionale da un allenatore che non capisce nulla, arrogante, maleducato, che si sente onnipotente, si deve ricordare che quando scende in campo con quella maglia di colore azzurro, rappresenta tutti noi, il nostro Paese, ciò che siamo agli occhi del mondo. E vedere uno che trotteleggia in mezzo al campo, sbadiglia, tutto tatuato, con delle meches, senza coglioni, rappresentare il nostro attacco, è stata una delle sensazioni più umilianti che noi di Dillinger abbiamo mai provato d aquando seguimao lo sport. Ma questo credo di tutta l’Italia: il coro unanime di disdegno è arrivato da chiunque.
Tenendo conto che Scamacca è un giocatorino – se guadagna tre milioni di euro l’anno, è tanto – vederlo immediatamente insieme ad un altro decerebrato, tale Maestrelli, figlio di un grandissimo giocatore che ha ereditato un’enormità di soldi che è finito per fare il tronista a Grande Fratello, tinti di biondo in un aereo privato che forse tra quattro anni si sognano, con la sorella della Nasti, una laureata in economia o forse che studia medicina – no dai -. Una che all’età di 14 anni è stata buttata dal padre sulle pagine Instagram a far vedere tette e culo, con forse la terza media. Farsi vedere biondi sulla banda a ibiza, sorridenti, dopo quello che hanno fatto, penso sia un insulto a tutti noi, alla Nazionale e alla squadra per cui gioca, ma soprattutto allo sport.
Tutti inviti inutili
Invitiamo mister Spalletti a chiamarlo, rimproverarlo e dirgli che non sarà mai più convocato in Nazionale perché non gliene fotte un cazzo. Pensa solo a quelle due troie da due lire, a spendere quei pochi soldi che sta guadagnicchiando per poi finire dopo i 35 in mezzo alla strada. Invitiamo Gasperini a non farlo giocare, prendergli una stanza in un hotel di lusso insieme a quell’altro ebete talento sprecato di Zaniolo, in modo che possa passare le serate a scrivere alle tipe di Instagram in dm, a guardare i film di Lino Banfi, a giocare alla PlayStation e scommettere sulle partite. A scegliere il pantalone largo più stiloso, qual è la maglia più bella, qual è la zoccola col culo più grosso da trapanare.
Invitiamo tutta la gente che li incontra a sputargli addosso, a insultarlo, a dirgli di vergognarsi. Invitiamo lui, Scamacca, il Nino D’Angelo biondo delle vacanze Baleari, a guardarsi un po’ Sinner, la storia di Beckham, di Cantona, a chiedersi come mai lo stesso Zaccagni, che ha una fidanzata bombastica più social di tutte le altre, ha avuto almeno il rispetto di non farsi vedere in condizioni pietose a spendere i soldi che noi, che seguiamo il calcio, gli diamo. Invitiamo Scamacca ad imparare da Cristiano non il look, gli addominali o la fidanzata col culo grosso. Ma l’impegno e il sacrificio. Tutti questi inviti non servono a niente, perché la testa di Scamacca, oltre ad essere diventata bionda, è vuota. Ma di un vuoto immenso. Divertiti campione, ci vediamo settimana prossima, arrivo nella Isla dopo quattordici anni.
A Dillinger noi abbracciamo il paradosso e l’iperbole. Chiavi dell’irriverenza e del sarcasmo verso personaggi pubblici che deludono il Paese come Scamacca agli Europei. I toni e il linguaggio aggressivi non sono mancanza di rispetto, anzi il contrario. È satira, destinata a un giocatore che gli italiani speravano desse del proprio meglio e che per opinione diffusa non l’ha fatto. L’unico motivo per andarci giù un po’ pesanti è la passione che abbiamo tutti – giornalisti, bancari, impiegati e operai – per gli Azzurri.