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Il gatto e la volpe che inventano notizie per far parlare di loro: è vergognoso farlo con chi non si può difendere e con chi aspetta la libertà da anni. Vergogna! Di Fabrizio Corona

Marco Travaglio, Selvaggia Lucarelli, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni - Dilllingernews.it

Quello che abbiamo letto nella giornata di ieri sulla copertina del Fatto Quotidiano, è una delle cose più vergognose che un giornale abbia mai pubblicato fino ad oggi. Va bene tutto, l’informazione è cambiata, si fa fatica a vendere due copie cartacee, sono finiti i tempi in cui Berlusconi era in vita e attaccare il nemico pubblico numero uno inventandosi storie di ogni tipo faceva alzare lo share e vendere più copie.

Santoro e Travaglio sono esistiti e hanno mangiato soltanto grazie all’esistenza di Silvio Berlusconi. Ma quella era un’altra era. Ora c’è l’era dei social, l’era delle polemiche, il populismo della viralità di Instagram, attaccare ogni cosa che crea attenzione dando un’opinione personale che sia legata ad un’ideologia politica o ad un interesse. Di solito l’interesse è personale unito alla propria immagine o allo sviluppo commerciale di ciò che si fa. In qualche modo, a fine mese, bisogna pur arrivare.

Ed ecco allora il libro inchiesta, che non è un’inchiesta, ma neanche un’analisi commerciale o fenomenologica su che cosa significa essere un influencer oggi su Instagram. Piuttosto è un libro di chiacchiericcio, odio e invidia nei confronti di due persone diventate milionarie grazie un susseguirsi di eventi indipendenti dalla propria volontà, perché non sono né intelligenti né capaci entrambi. Pubblicato da Paper First, ridicola casa editrice di libri del Fatto Quotidiano dove tra l’altro spicca come scrittore di punta quel genio mantenuto dal Fatto Quotidiano stesso Alessandro Di Battista.

Il giornale prima di sinistra per eccellenza, poi diventato grillino, è stato per sei mesi l’anti-Ferragnez: ma vi rendete conto? Tutti i giorni a parlare di Fedez, Chiara, il pandoro, il Codacons, le liti, finte inchieste giuridiche di nessuna gravità e interesse per il Paese. E Visto che funziona così, allora mettiamo in copertina il nuovo mostro per insegnare agli italiani e ai lettori da cosa difendersi e di cosa bisogna aver paura: di un uomo che ha scontato 27 anni di carcere (qualsiasi cosa abbia fatto, colpevole o no, per la legge italiana merita come minimo la semilibertà e il rispetto della sua persona e della sua famiglia).

Siete barbari

Sì, è vero, la Meloni lo ha strumentalizzato. Sì, è vero, anche noi – che siamo sempre stati dalla parte di Chico Forti – ci siamo infastiditi per quelle fotografie del suo arrivo in Italia, per quella stupida e vergognosa intervista in carcere fatta da Bruno Vespa (ogni parola è superflua) non rispettosa della sua stessa persona e degli altri detenuti. Ma attaccarlo così, in prima pagina, dalle colonne di quella che una volta era una testata importante a uno che non si può difendere, è stato una barbaria.

I due infami sono stati capaci di prendersela con uno che ha già dovuto patire troppo senza poter reagire. Ripetiamo: non importa se colpevole o innocente, 27 anni sono 27 anni. E ieri, il direttore finito che scrivi libri, fa spettacoli a teatro, col figlio trapper che si atteggia nelle trasmissioni come un femminiello in astinenza, ha pubblicato in copertina di nuovo il mostro accusandolo di minacce, collusione e metodo mafioso. Per poi lanciare l’osso alla sua cagna sovrappeso: “vai, ora attacca tu dall’alto del tuo milione e tre di follower che sei famosa e seguita per essere cattiva, stronza e per le opinioni che rispettano solo gli ordini imposti dal tuo direttore e le notizie che fanno polemica e che fanno parlare di lei”.

Viva l’Italia

E oggi, lanciata la polemica ripresa dagli altri giornali, una notizia – che non è una notizia e che non andrebbe ripresa da nessuno – diventa virale e accende una guerra a colpi di tweet, battute e risposte, dove l’unico che ne paga le conseguenze non un santo, ma nemmeno un criminale a vita. E’ un povero Cristo che vorrebbe vivere in pace e in tranquillità gli ultimi anni che gli restano dopo aver patito ingiustamente o giustamente l’inferno. Questo è il giornalismo italiano. Questo è quello che ci meritiamo. Viva l’Italia.

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