Non è chiaramente dato sapere se il segnale d’allarme lanciato da Papa Francesco sia connesso ai risultati delle elezioni in Francia. Il pontefice si esprime sui massimi sistemi, soprattutto riguardo alla politica. «La democrazia non è in buona salute», avverte comunque Bergoglio.
L’esegesi dell’affermazione è ardua, si potrebbe pensare all’America di Trump, alla Russia di Putin, all’Israele di Netanyahu. Non si può del resto escludere che sia un monito anche per l’Italia, nazione che ospita San Pietro e la Città del Vaticano, cui è legata da patti ferrei.
Francesco ha parlato a Trieste, invitato al Generali convention center, accolto da una folla scattata in piedi e da un’ovazione plateale. Accompagnato in sedia a rotelle fino al palchetto allestito per l’occasione, ha raggiunto la sua sedia alzandosi in piedi e aiutandosi con un bastone.
La sua visita a Trieste, la prima in 32 anni dopo quella di Giovanni Paolo II, conclude la 50/a Settimana sociale dei cattolici italiani, organizzata dalla Cei, che ha avuto per tema quest’anno Al cuore della democrazia.
Papa Francesco ha tenuto un discorso al Tcc, quindi ha celebrato una messa dell’Angelus in piazza Unità d’Italia.
Il discorso
«Nel mondo di oggi, diciamo la verità», si è espresso Papa Francesco, «la democrazia non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo. Non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata».
«Ciò significa non tanto pretendere di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico. Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi. Dobbiamo essere voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce. Tanti, tanti non hanno voce».
Come un’orchestra
Bergoglio cita un «amore politico, una forma di carità che permette alla politica di essere all’altezza delle sue responsabilità e di uscire dalle polarizzazioni, che immiseriscono e non aiutano a capire e affrontare le sfide».
Interviene in conclusione il cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi: «I cattolici in Italia non sono e non vogliono essere una lobby in difesa di interessi particolari e non diventeranno mai di parte, perché l’unica parte che amano e indicano liberamente a tutti è quella della persona, ogni persona, qualunque, dall’inizio alla fine naturale della vita. Senza passaporto, qualunque. E non un amore qualsiasi, ma quello che ci insegna Gesù». La democrazia è come una orchestra: «Ogni strumento è importante, ma nell’orchestra tutti hanno bisogno di accordarsi agli altri».