Non si sa come, ma dopo 9 anni sono stati superati i 321 emendamenti presentati dal centrodestra per paralizzare la norma. Ora la regione può vantarsi di avere una legge che in Italia non è mai passata (anche se a Milano hanno fatto la manifestazione più grande sulla faccia di questo Paese)
Dopo 9 anni di scontri, battaglie e spaccature, la Puglia ha una legge tutta sua contro l’omolesbobitransfobia (lascio qui link Treccani necessario) e l’abilismo. Una norma per la parità di genere, la cui proposta è stata nel tempo rimandata più volte al mittente, creando discussioni infinite in consiglio regionale – anche nella stessa maggioranza -.
Stavolta, invece, si è raggiunto l’obiettivo, superando quelli che finora erano stati considerati degli ostacoli: e quindi con un subemendamento sostitutivo dell’intera legge, approvato a maggioranza, si è evitata la discussione dei 321 emendamenti presentati dall’opposizione, allo scopo di fare ancora una volta ostruzionismo e disarticolare completamente la legge.
Il testo garantisce il principio delle pari opportunità e della parità di trattamento in riferimento all’orientamento sessuale, all’identità di genere e alle variazioni delle caratteristiche di sesso delle persone, e porta anche la Puglia a differenziarsi in Italia perché una legge nazionale contro l’omolesbobitransfobia non esiste ancora (anche se a Milano hanno letteralmente fatto il gay pride più vasto dell’intero Paese). Il dispositivo legislativo ha come primi firmatari Donato Metallo e Francesco Paolicelli (Pd), ed è stato sottoscritto da numerosi altri consiglieri del Partito democratico, di M5S, Con, Per la Puglia e Misto.
Tutto molto bello, ma la domanda è: se dovessi andarmene in vacanza in Puglia, devo stare attento a quello che dico, limitando la mia libertà di espressione e soprattutto di parola, perché se no rischio di passarmi l’estate in carcere?
“Tutti abbiano la possibilità di essere se stessi”, ma chi ha mai detto il contrario?
Il primo punto cardine sottolinea l’importanza di prevenire e contrastare le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere o dalle variazioni nelle caratteristiche di sesso, affermando l’impegno della Regione a far crescere la cultura della non discriminazione, “perché tutti abbiano la possibilità di essere se stessi – perché qualcuno ha mai detto il contrario? – esprimendo liberamente il proprio orientamento sessuale, la propria identità di genere o condizione intersex”.
La legge promuove specifiche politiche del lavoro, di formazione e riqualificazione professionale, di inserimento lavorativo, oltre ad attività che favoriscano la parità di accesso al lavoro. Si prevede inoltre la promozione, da parte della Regione, di attività di formazione e aggiornamento per gli insegnanti e per tutto il personale scolastico, e anche per i genitori, sempre in materia di pari opportunità, valorizzazione delle differenze, contrasto degli stereotipi e prevenzione del bullismo e del cyber-bullismo motivato dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere o da variazioni nelle caratteristiche di sesso. E chi decide la formazione di questi “formatori” invece? Che titolo di studio hanno?
Il Corecom vigilerà i contenuti mediatici: in pratica programmazioni televisive e radiofoniche verranno censurate
Inoltre, la Regione promuoverà il soccorso, la protezione, il sostegno e l’accoglienza alle vittime di discriminazione e violenza, e viene istituito anche il “Tavolo tecnico sulle pari opportunità, la parità di trattamento, la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni e delle violenze determinate dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere o dalle variazioni nelle caratteristiche di sesso” (sarà incarnato nell’ambito dell’Osservatorio regionale delle politiche sociali). Dal canto suo, il Corecom vigilerà sui contenuti della programmazione televisiva e radiofonica regionale e locale – o più semplicemente, censurerà le espressioni considerate “poco consone” – e garantirà adeguati spazi di informazione sulle tematiche della legge.
La Regione si aprirà anche a forme di collaborazione con soggetti che operano nel campo dell’informazione e della comunicazione per adottare modelli comunicativi non discriminatori. Cioè stanno cambiando il modo di comunicare, esprimersi, per una minoranza. Gli oneri finanziari quantificati nella legge ammontano a 240mila euro con riferimento al 2023, e la stessa somma è assegnata per il 2024 e il 2025. A legge approvata esultano le associazioni Lgbtqia+ regionali – fra cui Mixed, presente nell’aula del Consiglio regionale – e il governatore Michele Emiliano che lo definisce un “bel passo in avanti. Quanta strada abbiamo fatto in questi anni insieme alle associazioni e a migliaia di cittadine e cittadini per rendere la Puglia una regione più consapevole e inclusiva”.
“È stato un percorso faticoso, ma è stato pieno di luce”, dice Metallo. “Per noi, oggi, è una giornata di festa. La festa dei diritti, la festa di chi crede in un mondo più giusto, la festa della libertà e dell’amore, senza differenze e senza barriere”, aggiunge Paolicelli. Peccato che nessuno possa decidere cosa sia giusto e cosa no. In ogni caso, questa forte volontà di essere “più inclusivi” e il voler credere “in un mondo più corretto”, limita ed ESCLUDE invece altri. È un bel paradosso, cari Consiglieri.