Home CRONACA Arriva la replica di Morgan: ecco le sue parole

Arriva la replica di Morgan: ecco le sue parole

MORGAN REPLICA dopo quanto emerso sul processo per stalking ad Angelica Schiatti: “Quello che dice chi sgomita perché non arriva all’uva è triste”. Intanto colleghi e la Warner già lo hanno abbandonato.

Da ore, infatti, sui social non si parla d’altro che delle storie pubblicate da Calcutta (il compagno della Schiatti) su Instagram. Morgan è stato denunciato dalla Schiatti nel 2020 e ancora oggi sono aperte le indagini a riguardo. Coinvolta in questa vicenda è anche la Warner, una delle case discografiche principali in Italia e nel mondo.

Calcutta ha scritto: “Odio parlare della mia vita privata anzi odio parlare ma adesso mi tocca. Oggi sono usciti diversi articoli che parlano di quello che ha dovuto subire la mia ragazza in questi 4 anni. Vi assicuro che i fatti atroci riportati nell’articolo sono solo una piccola parte di quelli accaduti e hanno modificato la nostra vita più di quanto si possa immaginare. La cronaca purtroppo parla troppo spesso di vicende simili che finiscono nel peggiore dei modi”.

Ha proseguito dicendo che “a Warner Music Italia (che non posso taggare perché è già nella lista account bloccati) ha deciso di offrire un contratto a questo persecutore nonostante fosse a conoscenza dei fatti. Per questo mi sembra giusto interrompere ogni mio possibile rapporto lavorativo con questa etichetta. Le canzoni che scrivo non saranno più disponibili per gli/le interpreti del loro roster, e tutti i suoi dipendenti non sono più i benvenuti ai miei concerti. Non sarà un piacere neanche incontrarli per strada sinceramente perché chi si comporta così restando in silenzio ai miei occhi è complice. Guardatevi dentro ogni tanto”.

IL COMUNICATO UFFICIALE DI MORGAN

In merito all’articolo pubblicato ieri sul Fatto Quotidiano, ripreso da varie testate, nonché ai comunicati per il tramite dei social media, riteniamo doveroso fornire i seguenti chiarimenti. Il procedimento penale è stato instaurato da una querela presentata più di 4 anni fa dalla sig.ra Angelica Schiatti per presunti reati di stalking e diffamazione: questo procedimento era già noto alla stampa che aveva già avuto modo di parlarne. Le presunte condotte, sulle quali si potrà pronunciare solo il Giudice, contestate al sig. Castoldi risalgono al 2020 -2021: si tratta dunque di vicende risalenti a 3-4 anni fa.

Nessun altro tipo di reato (come si è letto ad esempio sulla stampa e sui social di “revenge porn” o “maltrattamenti”) è contestato al sig. Castoldi e tantomeno asserite condotte successive al settembre ‘21. E’ evidente che, in un momento in cui non è successo nulla da un punto di vista sia fattuale che processuale, l’obiettivo della recente onda mediatica è oggi il Giudice del processo, “reo” di avere fissato una udienza per verificare la possibilità prevista dalla legge di trovare un accordo tra le parti rispetto a reati procedibili a querela di parte.

È molto grave che si attacchi la persona del magistrato, sindacandone arbitrariamente l’operato senza avere cognizione né competenza in materia. E, soprattutto, creando una pressione mediatica per condizionarne l’operato, accusandolo di porre in essere la “vittimizzazione secondaria” della persona offesa. Il processo non è ancora iniziato. Nulla è stato ancora vagliato e tantomeno provato. Appare dunque scorretto presentare oggi verità assolute prima ancora della verifica dibattimentale. Quello che è certo è che i vari magistrati che si sono occupati sino ad oggi della vicenda non hanno mai ritenuto di dovere applicare misure cautelari da codice rosso. Evidentemente perché non hanno ravvisato alcun pericolo per la persona offesa, così come altrettanto certa è la presunzione di non colpevolezza, quale principio costituzionalmente garantito.

In queste frenetiche ore sono apparse diverse ricostruzioni dei fatti non rispondenti al vero, funzionali unicamente a fornire una immagine totalmente distorta del sig. Castoldi, gravemente offensive della reputazione e immagine personale, artistica e professionale del medesimo, con indebite ripercussioni sulla sua sfera privata oltreché pubblica, lavorativa, delle quali verranno interessate le autorità giudiziarie competenti.

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