Il caso Toti ormai segna il 2024 come la più visibile e discussa vicenda giudiziaria, al pari (e in moto esattamente contrario) della liberazione di Ilaria Salis. Il Tribunale del Riesame di Genova ha nuovamente respinto l’istanza di revoca dei domiciliari per il governatore della Regione Liguria. Il capro espiatorio di una classe dirigente con altri politici sotto inchiesta, ma liberi di circolare.
Arrestato il 7 maggio, deve dunque sottostare alle misure cautelari disposte dai magistrati. In quel che pare un braccio di ferro tra chi sostiene che dovrebbe dare le dimissioni e la sua reticenza anche solo a esprimersi sull’ipotesi. Lo fa in aula il suo avvocato difensore Stefano Savio.
Savio fa notare ai giudici che respingere l’istanza di revoca dei domiciliari «significherebbe, di fatto, indurlo alle dimissioni». La risposta non lascia spazio a mediazioni: «Non si intravede nemmeno in filigrana l’indebita – e inconcepibile, perché decisamente extra ordinem – “pressione” su Toti affinché, come adombrato dalla difesa, “si decida” a rinunciare all’incarico istituzionale del quale è tuttora insignito».
Nel provvedimento di circa 30 pagine a firma del presidente estensore Massimo Cusatti si ricorda che chi viene eletto non gode di uno “statuto speciale cautelare” e che le accuse “non concernono un illecito di natura veniale, ma rappresentano un vulnus tra i più gravi che possano essere inferti al buon andamento dell’azione amministrativa, allo stesso rispetto della volontà popolare e ai diritti dei terzi”.
In un altro stralcio si fa riferimento alle scelte tecniche che potrebbero favorire interessi di parte: in questo ambito si “inserisce la persistente pericolosità di Toti, al quale – non a caso – viene contestato di avere scambiato utilità economiche con l’adozione di specifici provvedimenti amministrativi e non certo di avere adottato scelte ‘politiche’ nella sua veste di presidente della Regione“.
Incontri dalla schietta finalità politica
Il tribunale del Riesame ha finora autorizzato Toti “a intrattenere plurimi incontri dalla schietta finalità ‘politica’, trattandosi di tracciare le linee strategiche di indirizzo della vita gestionale della Regione Liguria e non ravvisandosi alcun periculum cautelare nel doveroso svolgimento di tale attività, che risponde al mandato popolare ricevuto dal governatore”.
“Ben altro è occuparsi delle concrete forme, e dei correlati contatti personali, con cui quegli obiettivi sul piano tecnico-amministrativo: un’attività che ben potrebbe protrarre ove la custodia domestica venisse sostituita“.
Malinteso senso di tutela del bene pubblico
Spetterà ai magistrati titolari dell’inchiesta “vagliare di volta in volta le singole istanze di autorizzazione a incontri formulate nell’interesse di Toti e valutarne la portata squisitamente ‘politica’ e non anche tecnico-amministrativa”.
«Un settore operativo, quest’ultimo, nel cui alveo s’è detto che persiste la concreta probabilità che l’indagato reiteri condotte di analogo disvalore confidando nel malinteso senso di ‘tutela del bene pubblico’ cui ha ammesso di essersi ispirato all’epoca dei fatti nei rapporti che ha intrattenuto con Spinelli e Moncada e che, sulla scorta di un quadro gravemente indiziario nemmeno formalmente contestato, a oggi risultano correttamente qualificati in termini di corruzione”.