Il Comune di Roma approva due delibere sui taxi a Roma, approvando la messa a bando di nuove licenze e la rimodulazione delle tariffe. Previste mille nuove licenze; il numero complessivo di taxi disponibili su più turni nell’arco delle 24 ore passerà dai 7.700 attuali ai quasi 9.200 dei prossimi mesi. Era ora, anche se la categoria dei “tassinari” non brilla per trasparenza.
Per quanto riguarda le tariffe, lo scatto iniziale al tassametro, fermo dal 2012, passa da 3 a 3,50 euro nei giorni feriali diurni e passa da 7 euro a 7,50 euro la notte, dalle 22 alle 6. Viene poi introdotta la corsa minima da 9 euro.
Salgono da 50 a 55 euro e da 31 a 40 euro le tariffe minime, rispettivamente dall’Aeroporto di Fiumicino e da quello di Ciampino per arrivare all’interno delle Mura Aureliane (35 e 25 euro la corsa minima per destinazioni fuori dalle Mura). Sale dal 10 al 15% lo sconto per le donne che cercano un taxi per spostarsi di notte, resta al 10 quello per chi deve andare all’ospedale o per chi sta uscendo da una discoteca e non se la sente di guidare, mentre viene introdotto uno sconto del 10% per gli over 70.
L’assessore alla Mobilità Eugenio Patané si dichiara «molto soddisfatto e ringrazio tutti gli uffici e la categoria, con cui abbiamo avuto un confronto, per essere arrivati a questo risultato. Dopo 20 anni di attesa mettiamo a bando mille licenze taxi e incrementeremo anche le autorizzazioni Ncc (Noleggio con conducente, ndr: che l’assessore non le quantifichi esattamente preoccupa, vedasi di seguito perché)».
Patané non è invece contento dell’esecutivo in carica: «Speravamo che il Governo ci desse una mano attraverso il Decreto Asset e invece ha approvato una disciplina che ci toglieva risorse in cambio di un paio di passaggi in meno; così ci abbiamo messo qualche settimana di più ma, alla fine, le licenze le abbiamo aumentate lo stesso. Il bando verrà pubblicato entro fine mese».
Obiettivo Giubileo
«I taxi sono troppo pochi», lamenta il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. «Ne servono al più presto di più per evitare le scene di file interminabili a cui stiamo assistendo: era necessario intervenire e anche in questo caso ci siamo assunti la responsabilità di farlo».
«Siamo arrivati a questo obiettivo affrontando le procedure lunghe e complesse previste dalla legge, non potendo fare affidamento sulla nuova normativa nazionale che avrebbe privato la città delle risorse necessarie a garantire la realizzazione dei servizi collegati all’arrivo delle nuove macchine. A giorni pubblicheremo il bando da mille nuove licenze che si affiancheranno alle 450 doppie guide già ottenute con le scelte dei mesi scorsi. Per il Giubileo vogliamo arrivare a disporre di oltre 9mila taxi operativi». Una cifra evidentemente insufficiente, e allora vai di Uber, Ncc e abusivi, come i romani sanno fin troppo bene.
Il dossier
La rivista Wired ha spedito una richiesta Foia (acronimo per Freedom of information act, in burocratese istanza di accesso generalizzato, ndr) alle 50 più popolose città italiane e alle Regioni e Province autonome. Con la richiesta di fornire il numero di licenze di taxi e Ncc erogate, i regolamenti comunali che disciplinano la materia e soprattutto l’ultimo bando di assegnazione delle licenze. “Mancano all’appello le risposte di cinque città”, scrive Wired. “Si tratta di Bergamo, Salerno e Catania, che non hanno dato riscontro né all’istanza di accesso, né alla successiva richiesta di riesame. Va detto che, anche tra i 45 comuni che hanno dato un riscontro, non tutti hanno fornito tutte le informazioni richieste. Undici Regioni hanno semplicemente risposto di non essere in possesso dei dati. Altre, come Molise, Valle d’Aosta e la Lombardia, non hanno dato riscontro. Altre ancora hanno fornito i dati richiesti. Con 35,85 taxi ogni 10.000 abitanti, è Milano la città italiana con la più alta incidenza di auto bianche, seguita da Roma con 28,52 (dato da aggiornare, ndr) e da Napoli con 25,88. Solo Berlino, tra le capitali dei principali paesi europei, ha un’incidenza dei taxi rispetto alla popolazione inferiore a quella vista nelle tre più grandi città italiane. Va detto che nella capitale tedesca ci sono 9 linee della metropolitana e che qui, come del resto in tutte le altre realtà considerate, è presente Uber, il cui arrivo in Italia sfociò in una protesta dei tassisti al Wired Next Fest di Milano del 2014. Quale settore è rimasto uguale a sé stesso in termini di operatori presenti sul mercato a come era negli anni ’90, o addirittura ’80 del secolo scorso? In alcune città italiane, quello dei taxi. Sì, perché mentre il trasporto aereo ha visto l’avvento degli operatori low cost, quello ferroviario ha posto fine ai monopoli con l’alta velocità e quello su gomma ha registrato l’ingresso di operatori che consentono di raggiungere anche città straniere a costi contenuti, a Genova non vengono erogate nuove licenze dal 1980. A Livorno addirittura dal 1977. In quell’anno semplicemente la competenza passò dalla questura al comune, che in 45 anni non ha mai ritenuto necessario aumentarne il numero. La città che ha visto il più recente incremento delle licenze dei taxi è Venezia, dove lo scorso anno sono saliti di 12 unità, arrivando a quota 108. Abbastanza recente anche l’aumento di Bologna, la città del tassista Roberto Mantovani, minacciato perché ha scelto di pubblicare i propri incassi quotidiani sul suo account Twitter. Qui nel 2018 il comune ha emesso un bando per 36 nuove licenze, così che le auto bianche nel capoluogo emiliano sono salite a 656”.
“È possibile che alcuni comuni, di fronte alle resistenze dei tassisti all’aumento delle licenze, abbiano scelto di migliorare il servizio aumentando gli Ncc?”, si chiede Wired. “I dati sembrano suggerirlo. Questo perché ci sono alcune città nelle quali il numero di auto a noleggio con conducente superano quelle bianche tradizionali. Ecco il dettaglio. Ma è davvero così? Il ricorso agli ncc, in altre parole, supplisce la difficoltà di aumentare il numero di taxi? Non necessariamente. Valga il caso di Ravenna, dove convivono 24 tassisti e 52 ncc. La nascita del servizio di noleggio con conducente ‘risale agli anni ‘70, quando Enrico Mattei insediò qui uno stabilimento Enichem e il porto di Ravenna diventò di primaria importanza. Allora nacque l’esigenza di un servizio dedicato ai dirigenti e agli ospiti dell’azienda’, spiega a Wired l’assessora allo Sviluppo economico Annagiulia Randi. In tutto questo, prosegue, i tassisti ‘hanno sempre detto no all’aumento delle licenze, che dal 2006 è rimasto tale’. O almeno lo hanno fatto fino a poche settimane fa. È di questa estate l’accordo che porterà all’istituzione di dieci nuove licenze, sei definitive e quattro temporanee, così come previsto dal decreto omnibus approvato in estate dal governo. Il bando sarà emesso ‘entro il marzo del prossimo anno’, prosegue Randi, e sarà a titolo oneroso, anche se ‘la cifra resta da definire’. L’incremento delle licenze nasce anche dal fatto che ‘siamo diventati un importante porto crocieristico, dato che Royal Carribean ha insediato qui uno dei suoi homeport. Il che significa 300mila arrivi ogni anno’, in una città che conta poco meno di 156mila abitanti.