È da tempo che non si sentiva parlare di problemi relativi alla Juventus, sembrava si fossero placate le acque per quanto riguardava l’aspetto finanziario. Ma la Procura di Roma aveva aperto un fascicolo relativo a quella che è stata chiamata “inchiesta Prisma”.
Era quasi un anno fa: settembre scorso. La procura ora ha verificato i faldoni provenienti da Torino e ha acquisito i bilanci oggetto di indagine nel dicembre dello scorso anno. Conclusione? Ha chiesto il rinvio a giudizio per gli ex vertici della Juventus. Le persone coinvolte nel provvedimento sono l’ex presidente della Juventus, Andrea Agnelli, e altri ex dirigenti tra cui Pavel Nedved, che ricopriva la carica di vice presidente, Maurizio Arrivabene, amministratore delegato, e Fabio Paratici direttore tecnico nell’ambito dell’indagine relativa alle plusvalenze e alla manovra stipendi.
Ma quali sono i presunti comportamenti scorretti? Le plusvalenze “artificiali” con lo scambio di giocatori, anche giovanissimi, a prezzi considerati gonfiati e le due “manovre stipendi” in seguito al Covid.
Secondo i Pm di Torino, infatti, la diffusione del virus era stata volta dalla Juventus come un’ “opportunità” e una “copertura formale” dietro cui nascondere i reali motivi di “una allarmante situazione economica, patrimoniale e finanziaria”. Cosa che in quegli anni ha portato l’azionista di maggioranza, Exor, a pompare 700 milioni di euro per gli aumenti di capitale. Per “salvare” la Juventus, il presidente Agnelli all’epoca aveva preso la decisione di dimettersi da presidente, ma con l’avvio del processo, i problemi con lo stipendio di Cr7 e di tanti altri, come faranno, ora, a salvare l’insalvabile?