Si stringono ancora le maglie della catena che rinchiude in casa Giovanni Toti dal 7 maggio, ai domiciliari per presunta corruzione. Gli è stata notificata un’ulteriore misura di custodia cautelare per violazione della legge sul finanziamento ai partiti. In un’Italia che ha, nella sua Storia, un ex premier, Bettino Craxi, che si difese dalla medesima accusa con un discorso in Parlamento che, in ultima analisi, scagionava tutti e incolpava il sistema, il governatore della Liguria rimane inchiodato alla sua carica.
L’accusa si concentrerebbe sui 50 mila euro versati da Esselunga per spot pubblicitari della catena di supermercati sulla tv genovese Primo canale, durante le elezioni comunali del 2022.
Secondo la procura della Repubblica di Genova, gran parte di quei fondi sarebbero stati utilizzati per pagare spot elettorali del comitato Toti per Bucci, il candidato poi eletto sindaco.
È un’ipotesi di reato già prospettata nella prima ordinanza e vede Toti accusato di corruzione assieme al suo capo di gabinetto Cozzani e a Moncada, allora al vertice di Esselunga e dal quale si è dimesso quando è emersa l’inchiesta. Per questi spot è indagato per finanziamento illecito l’editore di Primo Canale Rossi.
Il nuovo paletto dei magistrati mette a rischio l’incontro previsto venerdì 19 luglio tra Toti e il ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini. Autorizzato nei giorni scorsi dal gip Faggioni ma ora, perché avvenga, Toti dovrebbe aver già affrontato un interrogatorio in relazione alla nuova accusa.
In piazza
Il legale del governatore, l’avvocato Stefano Savi, sta tentando di ottenerlo per il suo assistito negli uffici del palazzo di giustizia di Genova. Intanto nel cuore del capoluogo ligure, piazza De Ferrari, le opposizioni hanno manifestato per invocare le dimissioni di Toti e nuove elezioni. «Difendiamo il diritto al futuro di questa Regione che non merita di essere tenuta ai domiciliari come il presidente Toti», ha tuonato la segretaria Pd Elly Schlein.
«Tutti garantisti, ma con ormai due accuse di questa gravità e entità, è chiaro che l’effetto immediato è la paralisi della Regione. Questo vuol dire creare incertezza per gli operatori economici, rallentare i cantieri e mettere a rischio nuovi investimenti. Ora che si parla di finanziamento illecito mi domando cosa aspetti Giorgia Meloni a chiedere a Toti di fare un passo indietro per il bene di questa regione e per la dignità di questa istituzione».
Oltre la decenza
Si è allineato Nicola Fratoianni di Avs: «Quante ne devono accadere ancora? Chiediamo che questa regione possa tornare ad avere un futuro e che questo futuro lo possano decidere i cittadini con la democrazia. Siamo oltre la decenza».
Per Giuseppe Conte, «Toti in questo modo tiene penalizzata una Regione da mesi». Il segretario di +Europa Riccardo Magi non ha aderito: «Non siamo scesi in piazza contro Toti perché non crediamo nell’uso politico della giustizia».