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Parte il referendum per l’abrogazione della Legge sull’autonomia differenziata: un cavallo di Troia per le opposizioni?

Elly Schlein e Giuseppe Conte, leader del Pd e del M5S - Fonte: Ipa - Dillingernews.it

È partita la raccolta firme per il quesito refendario sull’autonomia differenziata, una legge appena promulgata per la soddisfazione della Lega, firmata infatti dal ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli. Un politico di lungo corso, erede di Umberto Bossi, eletto per la prima volta presidente del Carroccio nel 1993.

Giorgia Meloni s’ingegna per trovare il collante a una coalizione con qualche elemento capriccioso ma, in questo caso, la sua concessione alla Lega di mandare in porto la riforma potrebbe essere il cavallo di Troia offerto su un piatto d’argento alle opposizioni. Se confermato, il referendum abrogativo potrebbe rivelarsi più insidioso di quello, ampiamente annunciato, sulla riforma del premierato.

Sono scesi in piazza un po’ in tutta Italia con i banchetti per raccogliere firme i leader del centro-sinistra: dalla segretaria del Pd Elly Schlein al presidente M5S Giuseppe Conte, dai leader Avs Angelo Bonelli E Nicola Fratoianni a quello di +Europa Riccardo Magi. In più, per Iv, Maria Elena Boschi. Che considerano la legge Calderoli una misura “spacca-Italia”.

Schlein definisce l’autonomia differenziata «un cinico baratto: la sedicente patriota Meloni esige in cambio una pericolosa riforma costituzionale come il premierato». La leader piddina si apposta a Perugia per promuovere «un referendum che porteremo avanti con tante altre forze politiche, forze sociali, associative; già in tanti si sono mobilitati «per firmare contro una riforma sbagliata, l’autonomia differenziata fatta dal governo Meloni, che spacca in due il Paese, che aumenta le diseguaglianze che il Sud e le aree interne hanno già pagato troppo, ma che è una riforma insensata anche per il Nord, perché rischia di frammentare venti politiche energetiche diverse».

«Autonomia differenziata: dietro questo nome tecnico, vuol dire una cosa chiara. Vuol dire limitare l’accesso alla salute, alla Sanità pubblica, al trasporto pubblico locale, alla scuola pubblica, ai cittadini, alle cittadine, a seconda di dove nascono. Nella Costituzione c’è un principio fondamentale che è quello della unità nazionale, che noi vogliamo difendere».

«Opera di secessione»

«L’Italia non si spacca, dobbiamo fermare questa riforma che opera una secessione voluta dal governo Meloni», aggiunge da Civitavecchia il leader M5S, Giuseppe Conte. «Non possiamo consentire che soffrano ancora di più Sanità, Istruzione, Trasporti, Infrastrutture. Noi dobbiamo difendere l’unità e il Tricolore». Riccardo Magi lancia la campagna dall’assemblea di +Europa: l’autonomia sarà «una bomba per i conti pubblici. Tra poche ore, così mi dicono da Palazzo Chigi a meno di una smentita, andrà in Gazzetta il Dpcm già firmato che ufficialmente dà avvio alla piattaforma gratuita per la raccolta digitale delle firme sui referendum».

Un’innovazione tecnologica diretta verso un suffragio 2.0 che è un’arma col colpo in canna, come forse certi leader della maggioranza, per ragioni di età, non comprendono fino in fondo. Non solo in Italia, ma in quasi tutta Europa cresce inesorabilmente l’astensionismo. Se i numeri dell’adesione alla firma sulla piattaforma digitale testimoniassero che c’è una “popolazione sommersa” pronta a credere in una nuova forma di democrazia rappresentativa, sarebbero guai per la destra.

Giuseppe Conte ed Elly Schlein con Matteo Renzi alla Partita del Cuore – Fonte: Ipa – Dillingernews.it

Dal Testaccio al testone

I leader di Avs Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni optano per il proletarissimo mercato del Testaccio a Roma per sostenere il referendum, «per cancellare una pessima controriforma, che aumenterà in modo indecente le disuguaglianze già enormi di questo Paese e che frantumerà l’Italia in venti piccoli staterelli del tutto incapaci di rispondere alle sfide di questo tempo. Chi vuole ridurre a brandelli l’Italia dovrà vedere come gli italiani risponderanno».

Il leader di Azione nonché eterno bastian contrario Carlo Calenda è l’unico ad approfittarne solo per attrarre visibilità, con un ragionamento capzioso: «Il punto è il compromesso per fare cosa. Se, come accade nel cosiddetto “campo largo”, non c’è accordo su nulla a partire dal posizionamento internazionale, allora è solo un accordo di autoconservazione. Lo comprendo, semplicemente non produrrà nulla per l’Italia».

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