C’era una volta un’ottima attrice comica, nonché talentuosa imitatrice e cantante, con una voce lodata addirittura da Mina. Avete già capito, eccoci qua a scrivere ancora di Paola Cortellesi, oggi paladina dei diritti delle donne e a tratti ispirata psicologa. «Nessuno deve venire a chiederti conto della costruzione della vera te», spiega. Andiamolo a dire a una cassiera di supermercato o alla moglie del povero Satnam Singh. La sinistra la coccola, ma lei pare interessarsi del sociale più per tessere le trame della sua fama che per incarnare seriamente una qualunque posizione politica.
Vessillo femminile di quella sinistra che un tempo si definiva “radical chic”, Cortellesi è assurta al successo planetario con due ruoli diametralmente opposti: Delia nel pluri-incensato C’è ancora domani e Petra nell’omonima serie.
La prima vittima del marito manesco nello scenario del primo Dopoguerra, la seconda investigatrice, indipendente, tosta e single.
Due ruoli che la fanno portare in palmo di mano da molte note giornaliste, inclini a far volare la propria penna quando la rappresentazione della donna è dicotomica: vittima o carnefice.
Alla conferenza stampa per il ritorno sul set di Petra, l’attrice e regista si schermisce quando la chiamano «fenomeno Cortellesi»: «Però ora basta prendere in giro, su», ribatte sfoderando il suo popolare sorriso.
Petra è cambiata
«Non vedevo l’ora di tornare su questo set, con questo gruppo di lavoro: siamo una cosa sola», esulta Paola Cortellesi, forte del successo di C’è ancora domani, film più visto e dal maggior incasso del 2023. Si girano due nuovi episodi della terza serie, che andranno in onda su Sky e Now.
«Petra ora sta con un uomo che ha dei figli, sta provando a lasciarsi andare, a cambiare la sua quotidianità. Credo che le spettatrici capiscano profondamente, proprio perché le donne sono giudicate per quello che fanno — e per quello che non fanno. Invece Petra sa guardare dentro sé stessa, conosce le sue esigenze».
Censurata
«A volte noi donne non le abbracciamo», chiede una cronista. «Certo. A volte mi sono anche censurata, a 50 anni ma anche prima. Oggi sto permettendo a me stessa di ascoltare profondamente la mia natura, nessuno deve venire a chiederti conto della costruzione della vera te. Nessuno può decidere come devi essere. Verrebbe voglia di rispondere: ma chi ti ha detto niente? Bisogna farlo con una certa grazia».
Ovviamente, crede nella forza delle donne. «Certo, può cambiare le cose. Credo che si debba prendere la vita nelle proprie mani. Le donne, se vogliono, possono tutto. Questo è arrivato a tante persone, attraverso la storia di Delia. Ed è stato bellissimo. Poi, a parte il balsamo per l’ego, abbiamo dato un bel contributo all’industria cinematografica». Balsamo per l’ego, contributo all’industria cinematografica… Ci torna in mente Nanni Moretti, lui sì vera icona della sinistra, in Palombella rossa: «Io non parlo così, io non penso così». A Paola Cortellesi, si addice anche lo sfogo di Nanni Moretti nel film Aprile, guardando un confronto tra Berlusconi e D’Alema: «D’Alema, dì una cosa anche non di sinistra, di civiltà… D’Alema, dì una cosa, dì qualcosa, reagisci… Non dobbiamo reagire, eh… Nervi saldi, dobbiamo rassicurare».