È spesso stato ribadito dal governo Meloni il progetto di una via italiana all’intelligenza artificiale (AI), promettendo investimenti e fondi per progetti di ricerca. Un discreto segnale (ovviamente, siamo lontani dall’impressionante mole di iniziative di Elon Musk) viene dal dipartimento per la Trasformazione digitale e dall’Agid, con un documento di 38 pagine elaborato da un comitato di 14 esperti indicato dal governo.
A supervisionare questo pool di esperti del settore nasce una Fondazione ad hoc e si prevedono risorse su un fondo apposito, che negli auspici si dovrà anche autoalimentare con i ricavi dell’attuazione stessa della strategia nazionale per l’AI.
Nelle premesse si legge che “l’intelligenza artificiale può vantare in Italia una solida tradizione accademica, che affonda le proprie radici nei primi anni Settanta e che nel tempo ha saputo generare un vivace ecosistema distribuito sull’intero territorio nazionale”.
Però, solo il 15% delle piccole e medie imprese italiane ha avviato un progetto pilota di AI nel 2022: “Un valore assolutamente troppo basso, seppure in crescita di 9 punti percentuali rispetto all’anno precedente, inoltre, circa 600 sono i brevetti in AI e poco più di 350 risultano le start-up di Ai fondate a partire dal 2017, dato che ci colloca quale fanalino di coda in Europa”.
In quanto ai finanziamenti, nel documento non compaiono cifre. Il disegno di legge sull’Intelligenza artificiale licenziato ad aprile stanzierebbe un fondo da 1 miliardo di euro, gestito da Cassa Depositi e Prestiti.
Focus sulla formazione
“Sarà essenziale”, scrivono gli esperti, “poter definire un quadro di risorse economiche che renda la pianificazione sostenibile, attraverso la costituzione di un fondo che possa anche alimentarsi di eventuali ricavi provenienti dalle azioni stesse”.
Di notevole delicatezza, nel progetto delineato dal documento, il capitolo formazione. Si intenderebbe collocare l’Intelligenza artificiale tra i temi dell’educazione civica nelle scuole, parlando di privacy, aspetti etici e sociali, cybersicurezza e dando ai docenti “le teoriche e pratiche necessarie per integrare questi concetti nei programmi di studio”.
Le Academy di filiera
“Anche queste strutture di formazione”, specificano gli esperti, “dovranno strutturarsi per l’erogazione di corsi sull’Ai e per introdurre la tematica nei corsi esistenti, prestando particolare attenzione al coinvolgimento delle università e delle aziende del settore ICT specializzate nello sviluppo di soluzioni basate sull’Ai”.
Un’altra idea è mutuare il sistema delle Academy di filiera, finanziate dalla Regioni con i soldi dei fondi di sviluppo e coesione. “L’iniziativa si articolerà con la creazione di appositi consorzi, che includono enti di formazione, associazioni di categoria e imprese medio-grandi che, congiuntamente, siano in grado di erogare corsi di reskilling e upkilling, sia per i propri lavoratori sia per quelli di tutte le PMI coinvolte nell’ambito della propria filiera”.