Mattarella: “ho letto la lettera dei detenuti del carcere di Brescia. Situazione infernale”
Una situazione così degradante, che i detenuti del carcere dell’istituto Nerio Fischione, il carcere Canton Mombello, in provincia di Brescia (il secondo penitenziario tra gli otto in Italia dove il sovraffollamento supera il 190 per cento), hanno deciso di scrivere una lettera direttamente al presidente della Repubblica, a tutti parlamentari e ai senatori Bresciani.
Ieri mattina, durante la cerimonia del ventaglio in Quirinale, il capo dello Stato ha citato l’appello dei detenuti.
La lettera comincia con la dettagliata descrizione di una scena quotidiana della via in cella: «Devo andare in bagno ma è occupato, altri 15 sono in fila». «Un anziano ha una scarica di dissenteria, piange, ha 74 anni e sporca materasso e lenzuola. Cerca di alzarsi a fatica dalla branda. In un attimo, lenzuola e materasso s’impregnano di liquame e urina, lui non sa come comportarsi, indifeso, imbarazzato, umiliato, impietrito, attonito.
Si scusa, geme, si lamenta, impreca, bestemmia, chiede a Dio di morire. Piange perché si sente umiliato». Esasperato un altro detenuto vorrebbe mettergli le mani addosso: «non lo fa per cattiveria – spiegano – ma solo per stress, anche lui è stanco arrabbiato, sofferente».
La situazione igienica
Poi, le condizioni dei bagni: «Le vecchie turche sono cocktail di germi e batteri.
Oltretutto il cesso è una vecchia turca fatiscente con sopra un tubo dell’acqua per farsi la doccia, che d’estate scotta dannatamente, e d’inverno è maledettamente fredda». I detenuti raccontano di mangiare a pochi centimetri dal bagno: «Se è vero che quando tiri lo sciacquone le feci nebulizzate schizzano fino a 2 metri, allora cosa stiamo mangiando da anni? In fondo, però, è notevolmente migliore della sbobba che ci servono dal carrello».
Non c’è nemmeno lo spazio per poter mangiare insieme: «In 15 è pressoché impossibile permanere in piedi in cella, figuriamoci seduti tutti al piccolo tavolino per mangiare, quindi facciamo a turno. Nei turni, con noi, si accodano cimici, scarafaggi e altre bestiacce, che non ne vogliono sapere di rispettare la fla. Ben pensandoci, più che mancanza d’intimità, non stiamo forse parlando di una vera e propria violenza?
Violentati, intimamente, mentalmente, moralmente, proprio in linea con l’articolo 27 della Costituzione. Di persone non auto sufficienti in questo Istituto ce ne sono parecchie, si va dalle malattie psichiatriche più accentuate alla tossicodipendenza, e come visto sopra, alle malattie senili».
L’appello e l’allarme suicidi
La causa di tutto questo è chiaramente il sovraffollamento, o meglio, «in tutte le carceri di questo paese, non puoi aspettarti altro – si legge nella lettera – E cosi, come soffriamo noi, allo stesso modo soffrono gli operatori che ci devono assistere, dagli agenti per la sicurezza al personale sanitario.
Poi il tema più duro, quello più allarmante: Poi, il tema allarmante dei suicidi: «44 in soli 5 mesi e mezzo dall’inizio dell’anno. Un gesto troppo estremo? Forse, ma è quello che viviamo qui che porta queste persone a compiere certi gesti, e qui di persone ce ne sono sicuramente troppe», avvertono i detenuti. «I gesti estremi accadono sempre vicino a noi, ti svegli una mattina e mestamente ti accorgi che nel bagno un tuo cancellino ha reso l’anima, oppure accade al vicino o al dirimpettaio. Aberrante.
Siamo sovraffollati, in condizioni che rasentano la disumanità, definite tortura dall’Unione Europea».
Le richieste
Giungendo alla parte finale della lettera, i detenuti si domandano come, in queste condizioni, il carcere possa permettere «di essere rieducato, e fa vivere pesanti condizioni anche ai suoi operatori. Come può funzionare un sistema che mette in avaria il suo stesso personale, da quello sanitario a quello educativo, fino agli agenti che con un giuramento si prodigano tutti i giorni in questo lavoro?»
Nelle ultime righe, infine l’appello che ha colpito Sergio Mattarella: «Qui nessuno chiede alcuna misura di grazia, desideriamo solamente poter avere un percorso corretto, giusto, che ci consenta di migliorarci come persone. A cosa servirebbero i giorni aggiunti di liberazione anticipata se non a migliorare questo sistema? Con la concessione di questi giorni, non solo si allevierebbe la sofferenza dei detenuti e degli operatori del carcere diminuendo sensibilmente il problema del sovraffollamento, ma s’incentiverebbe un sistema virtuoso che dà una speranza ai meritevoli». Ma tutti sanno in che condizioni vertono i carceri italiani. Il problema è che nessuno fa niente.