Il professore di filosofia risponde alle accuse: “Più che rimproverarli, cosa posso fare? Li picchio?“. No, prova a spiegargli invece il vero significato di quel gesto ed educare questi ragazzi, è il tuo lavoro caro educatore
La notizia che ha indignato l’opinione pubblica tratta di un professore di storia e filosofia dell’Istituto superiore Pirelli al Tuscolano ritratto nelle foto di Repubblica Roma mentre i suoi alunni fanno il saluto romano. In un altro scatto sembra mimare un rapporto sessuale.
Oggi si difende in un’intervista rilasciata proprio a Repubblica. Partendo dal selfie con il braccio teso: “Quando è stato scattato io non avevo il braccio alzato. Da dietro si vedeva solo gente che salutava”.
Poi spiega: “Il saluto da parte mia non c’è mai stato, in nessun modo. Sono convintamente antifascista, sono stato segretario dei Comunisti italiani e vicesegretario del Partito Democratico. Sono stato insultato dai fascisti, che mi hanno anche sputato addosso”.
Il professore ignora l’educazione dei ragazzi
P.G. afferma di aver chiesto di cancellare la foto: “E in generale chiedo sempre di non fare le foto. Non li ho visti mentre lo facevano. Dice di averli sanzionati: “Ma più che rimproverarli, cosa posso fare? Li picchio? Si tratta di ragazzi di 18 anni che il saluto romano lo fanno a scopo provocatorio”. È proprio perché sono ragazzi incoscienti che non sanno nemmeno la valenza e la gravità dei gesti che mimano, perché tu EDUCATORE non provi ad insegnare e spiegare ai tuoi ragazzi la storia? Perché non provi a farli ragionare sul significato vero che si cela dietro quel braccio alzato?
I professori hanno forse dimenticato che il loro primo ruolo è quello di educatori. Hanno tolto educazione civica dalle scuole quando ogni alunno, prima di ogni altra disciplina, dovrebbe stare a scuola per imparare ad essere cittadino, oltre che studente. E invece si rassegnano, si nascondo dietro ad una situazione scherzosa. Ma cosa c’è di simpatico in questo? Dove sta il divertimento?
La risposta all’atto sessuale è gli accordi con la preside
Poi c’è il video in cui chiude uno studente nel cestino: “Stavamo scherzando. Il clima in classe era disteso e sereno. Se per una singola immagine si vuol fare un caso mediatico non è un problema mio”. E quello in cui sembra mimare un atto sessuale: “Lo studente si era attaccato alla cattedra, stavo solo cercando di farlo togliere”. In questo modo? “Ci siamo fatti quattro risate e poi abbiamo ripreso la lezione. Poteva sembrare chissà cosa e invece non era niente di che, su”. Anche sugli insulti razzisti si difende: “Forse erano i ragazzi che scherzavano tra di loro. Io sono estraneo a queste vicende, risponderò a chi di dovere”.
Infine conclude dicendo che “al ragazzo filippino ho messo 10, era bravissimo e preparatissimo”. E che studenti e colleghi “vorranno gettare fango su di me, sulla scuola e sul corpo docente…”. Per quanto riguarda la dirigente scolastica Cinzia Di Palo, dice che hanno trovato insieme le soluzioni senza fare processi: “Abbiamo convenuto che quei fatti andavano contestualizzati in quei precisi momenti, alcuni durante la ricreazione, e che finivano là, stop”.